Roma

Pd-M5S: “Raggi e Zingaretti eroi del patto. Ecco la verità sugli M5S romani”

Francesco Sanvitto, Tavolo Libera Urbanistica, “Vi spiego a Roma come è composta la base del Movimento 5 Stelle: accoliti, incompetenti e stufi”

di Fabio Carosi

Accordo Pd-M5S per il Governo? “Nulla di nuovo. A Roma la Raggi lo ha già fatto da tempo , così come Zingaretti alla Regione Lazio. Semmai la vera novità è la stagione dei competenti inaugurata da Beppe Grillo”.

Francesco Sanvitto, animatore del Tavolo della Libera Urbanistica e spina nel fianco di Virginia Raggi per l'Urbanistica e il nuoco stadio della Roma, spiega chi sono veramente i Cinque Stelle romani, gli accordi già fatti col Pd e il motivo per cui Virginia Raggi arriverà in questo scenario a fine legislatura.

Sanvitto, lei come tecnico ha partecipato alla stesura del programma dell'Urbanistica di Virginia Raggi, poi ha preso le distanze. Perché si stupisce di fronte alle dichiarazioni di Grillo che ha chiesto ministri scelti per “competenza”?

“Ho sempre pensato che Grillo e Casaleggio - che sono due persone intelligenti hanno - abbiano e accettato che i più incompetenti e subdoli, quelli che non avevano nulla da fare, facessero carriera per paraculaggine. Basta guardare Roma e la cordata di Frongia e Raggi. Chi sono? Sono persone arrivate all'ultimo momento e si sono circondati di supporter e il loro grande sforzo è stato quello di avere il massimo dei voti all'interno per avere una poltrona. Perché i più deficienti e cretini? Perché sono gestibili. A Casaleggio e Grillo interessava avere una cultura amministrativa di nullafacenti e disoccupati, gente che non sa nulla di nulla. Uno competente non lo gestisci”.

E cosa è successo allora?

“E' una svolta, si sono accorti che questa gente sono di fatto strumento dei direttori generali”.

E l'accordo col Pd?

“La politica di Virginia Raggi è stata quella di fare accordi con quel pezzo del Pd che Marino aveva messo all'angolo. Come le forme del movimento cooperatico, insomma, gli affari del mattone. Chi comanda l'urbanistica – che è un uomo del Pd – è la sua capo segreteria che era la responsabile politica della segreteria dell'ex assessore Morassut e che era nella segreteria di Mimmo Cecchini. A Roma le uniche cose che vanno avanti nel mattone sono gli ex mercati Generali, piazzale dei Navigatori, l'ex Fiera di Roma, lo Stadio. Solo affari di una parte del Pd e di una parte dell'Acer. Le faccio un esempio: La Gabriella Raggi che è il vero capo dell'Urbanistica è amica di Marroni, un uomo del Pd. Quindi non mi stupisco che a livello nazionale si facciano accordi col Pd”.

Secondo lei lo scenario alla Regione è lo stesso?

“La domanda gliela faccio io: ha visto mai un'opposizione fatta in modo serio dal Movimento 5 stelle regionale? Le rispondo pure: no”.

E perché?

“Perché sono tutti d'accordo”.

Infatti c'è un accordo palese che si chiama patto d'aula...

“La realtà è questa. Non è un caso che un personaggio come Gianluca Perilli prima consigliere regionale e ora senatore, conosceva bene Zingaretti. Non mi stupisco dell'alleanza. Quello che mi stupisce è il cambiamento di Beppe Grillo e mi domando se questa richiesta di competenze venga fatta da Grillo in contrasto con Casaleggio che ha tutto l'interesse a mantenere il sistema degli incompetenti, oppure se è una scelta comune e quindi significa una svolta nel Movimento. Ma questa ultima ipotesi credo sia una vana speranza.”

Che succederà a livello romano con questo patto?

“Virginia Raggi si rafforzerà perché di fatto lei lo aveva anticipato con un vicesindaco Pd e con la politica Continueranno a chiudere le buche stendendo il tappetino sopra l'asfalto ammalorato. Mi piacerebbe sapere come è stato fatto l'appalto del tappabuche...”.

E invece nella base cosa accadrà?

“La base è strana, ci sono più basi. C'è la base degli accoliti che sono stati portati nel Movimento per sostenere i loro amici incompetenti nelle piattaforme informatiche e che continuerà mettere like e sono il 40% .Poi c'è una base ingenua e allocca di fideisti di Beppe Grillo ma sono poco più del 20%. Hanno qualche competenza e non hanno interessi di crescita politica ma si identificano negli slogan di Grillo. Infine, quelli che si sono rotti i coglioni e che non vedono via d'uscita. E' gente che pensa a sinistra e non vedono vie d'uscita neanche negli spasi della sinistra. Sono più o meno il 40%”.

Perché lei è uscito dal Movimento?

“Di fatto non sono mai entrato. Io faccio parte di quelli che oggi Grillo chiama “gli esperti che danno una mano”. Io darò una mano sul territorio a prescindere da Grillo. Il Tavolo è un'accolita di persone che cerca di capire come vivere in un territorio gestito bene”.