Roma
Piazza del Popolo, il Pd c'era il popolo un po' meno. Vincenzo De Luca show
Il comizio finale del Pd. L'atmosfera, le presenze, l'intervento di Gualtieri, la chiusura di Letta. E le bollette
A piazza del Popolo c’è la gente del Partito Democratico ma il Popolo, quello quello che non arriva a fine mese sembra non esserci più. Che la sconfitta sia nell’aria si capisce subito dal numero dei presenti: la metà rispetto alla folla che ha animato la medesima piazza per Giorgia Meloni e il Centrodestra “nun se poteva sputà pellaria” chiosa un commerciante con vetrine su via del Babuino.
Le transenne arrivano fino a metà della piazza ma anche se non ci fossero state l'occhio avrebbe colto la differenza. Sotto il sole che ancora bagna i sampietrini mentre una band che nessuno ascolta cerca di intrattenere i pensionati in maglioncino e camicia bianca con abbronzatura d’ordinanza (parecchie giacche di renna old style), l’unico ad affacciarsi tra la folla per foto e selfie d’ordinanza è il sindaco di Firenze Dario Nardella insieme a Simona Bonafè che gigioneggia con un curioso cappello rosso da fantino.
Paura dei balconi non dei barconi
Il più fotografato in assoluto, prima che comincino gli interventi, è un signore che sembra la reincarnazione di Ernest Hemingway (prima del suicidio) con una curiosa maglietta che recita: “Paura dei balconi non dei barconi”. Si appoggia all’asta di una bandiera dalla quale sventola un vessillo del vecchio Pci con l’effige del Che. Ha anche le scarpe in tinta ma griffatissime. Centoventi secondi per ogni oratore senza diritto di sforamento e fuoco alle polveri.
Alle 18 e 15 arriva il furgoncino ecologico con il quale Letta ha fatto la campagna elettorale. Il primo a prendere la parola è il sindaco di Roma Gualtieri “Ripartiamo dal luogo che ci ha visto vincitori nella conquista del Campidoglio, ma quello di domenica è un ballottaggio tra il passato e il futuro”. Pina Picerno vicepresidente del Parlamento europeo fiammeggia contro “la destra peggiore che ha stretto la mano a un criminale sanguinario". Nicola Zingaretti per nulla turbato dalla vicenda mascherine esplosa poche ore prima della fine della campagna elettorale. E poi il presidente della Regione Toscana Giani, il sindaco di Marzabotto Valentina Cuppi, l’eurodeputato Brando Benifei, la testimonianza del “facchino” Lorenzo sfruttato e senza un contratto. Irene Tinagli (ex “Sciolta Civica” come l’ha definita Roberto D’Agostino). Ma lo show arriva con Vincenzo De Luca e i suoi tempi della comicità perfetti, lo accoglie un boato: “Ieri sera in questo stesso luogo si è assistito a un evento strano, a metà psichedelico a metà sagra burina. Il Reddito di cittadinanza è una truffa politica… e Giuseppe Conte fa lo svedese in giro per l’Italia cercando di ricrearsi una verginità politica". Dopo il vicesegretario del Pd ed ex ministro Provenzano, Alessandro Zan che ricorda la legge che porta il suo nome affossata, Dario Franceschini curiosamente sottotono, Debora Serracchiani polemica con chi “ha distrutto il Partito Democratico”, Andrea Orlando e Stefano Bonacini arriva il discorso di Enrico Letta. In tredici minuti sciorina i temi chiave della campagna elettorale ma sono sempre i medesimi. Neanche lui dopo più di venti oratori pronuncia una sola volta le due parole malefiche che affollano i pensieri (e gli incubi) degli italiani: le bollette.