Picasso, De Chirico e Guttuso al Teatro dell'Opera: scene e costumi in mostra
Dal 17 novembre all'11 marzo "Artisti all'Opera" a Palazzo Braschi
Pablo Picasso, Renato Guttuso, Giorgio De Chirico ma anche Afro, Alberto Burri, Arnaldo Pomodoro: i grandi artisti del '900 hanno prodotto splendide scene e costumi per il Teatro dell'Opera. Collaborazioni che hanno segnato la storia del teatro romano e non solo e che ora diventano protagoniste al Museo di Palazzo Braschi. Dal 17 novembre all'11 marzo arriva "Artisti all'Opera: da Picasso a Kentridge".
Insieme ai lavori utilizzati per le rappresentazioni novecentesche, anche piccoli capolavori inusuali, bozzetti, figurini e maquette. La mostra diventa così un percorso nella storia del Teatro dell’Opera di Roma, che segue sia i grandi titoli del nostro teatro lirico, sia opere al di fuori dei consueti repertori.
Un modo per raccontare la storia di un teatro, ma anche dei grandi artisti che hanno collaborato alle messe in scena. La mostra ospiterà pezzi di inestimabile valore, come il sipario lungo 15 metri dipinto da de Chirico per un Otello rossiniano.
Aprirà metaforicamente il sipario il carretto delle scene originali di uno dei titoli più amati di sempre, la Cavalleria rusticana che Pietro Mascagni portò in scena per la prima volta nel 1890, proprio all’Opera di Roma, per passare la mano a un’altra popolarissima opera che segnò la musica del nuovo secolo, la Tosca di Giacomo Puccini, andata in scena proprio nel 1900. La musica di Puccini, il più grande compositore operistico italiano del Novecento, tornerà spesso al Teatro dell’Opera di Roma, grazie alle voci di interpreti straordinari, come Maria Callas, il cui costume in Turandot rappresenta uno dei pezzi preziosi della mostra.
Il soprano Emma Carelli fu negli anni ’10 del Novecento la carismatica direttrice di quello che allora si chiamava Teatro Costanzi. Quindi, nel 1928, il Comune di Roma acquisì il Costanzi e il Teatro prese il nome che conserva ancora oggi. Da quel momento si fece sempre più fertile il dialogo con artisti che è difficile menzionare senza far torto ad alcuno: Felice Casorati (Elektra di Richard Strauss), Filippo De Pisis (La rosa del sogno di Alfredo Casella), il futurista Enrico Prampolini (I capricci di Callot di Gian Francesco Malipiero).
In mostra anche le scene e costumi che Pablo Picasso realizzò nel 1919 per il balletto di Manuel de Falla Il cappello a tre punte, messo in scena nel Secondo Dopoguerra.
Durante l’eccezionale fermento degli anni Sessanta, gli artisti si avvicenderanno freneticamente al Teatro dell’Opera: Renato Guttuso (che lavorerà alla Carmen di Georges Bizet e alla Sagra della primavera di Igor Stravinskij), Giacomo Manzù (Oedipus Rex, sempre di Stravinskij), Alexander Calder (Work in progress di Bruno Maderna), seguiti nei decenni successivi da Alberto Burri (suo il Cretto per November Steps, balletto di Minsa Craig del 1972), Mario Ceroli (La fanciulla del West di Puccini, 1980), Arnaldo Pomodoro (Semiramide di Gioachino Rossini, 1982), William Kentridge (Lulu di Alban Berg, andato in scena quest’anno).
La mostra rilancia anche l'importanza dei costumisti e dei grandi registi: è entrato nel mito l’allestimento di Luchino Visconti del Don Carlo di Giuseppe Verdi, del quale sarà esposta la maquette originale. Ma tanti saranno i registi omaggiati, da quelli più squisitamente teatrali come Luca Ronconi, Bob Wilson, Emma Dante, a quelli cinematografici col vizio dell’opera, come Terry Gilliam, Werner Herzog, Sofia Coppola.
L’esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Fondazione Teatro dell’Opera di Roma in collaborazione con la Fondazione Cineteca di Bologna.
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