Politici incapaci? Niente più scuse: “Addio Cencelli” promuove la meritocrazia
Arriva il manuale per formare una classe politica efficiente
Vuoi scendere in politica ma non sei sicuro di averne la stoffa? Nessun problema, un libro ha la risposta che cerchi. Si chiama “Addio Cencelli, come misurare il Merito in politica” e incarna il nuovo tassello del dibattito sulla meritocrazia in Italia.
Scritto a quattro mani da Fabrizio Santori, consigliere regionale di Fratelli d'Italia e dal giornalista Michele Ruschioni, il saggio vuole essere un superamento del celebre manuale Cencelli, il metodo ideato negli anni sessanta dal dirigente democristiano, che metteva ordine nella spartizione delle poltrone. Il volume si pone come obiettivo di fornire una guida valida per evitare candidature improbabili e politici incapaci. "Se l'Italia assiste impotente alla fuga dei migliori cervelli all'estero è perché questo è un Paese che non premia il merito. Se la politica inizia a percorrere la strada del metodo il cambiamento sarà fisiologico e inarrestabile. Bisogna solo iniziare, bisogna solo applicare la formula per selezionare i più meritevoli", spiega Santori.
Secondo i due autori esistono parametri di confronto oggettivi: i trascorsi di una persona, la sua affidabilità, la capacità di attrarre consenso, la sua intelligenza, la capacità di innovazione, le idee, il carattere, l’impegno e la produzione. Questi tasselli vanno sommati tra loro e moltiplicati per il fattore più importante di tutti: l'onestà. "Se l'onestà di una persona è pari a zero, anche se avesse il massimo dei voti sugli altri parametri otterrebbe sempre zero perché qualunque numero moltiplicato per zero fa zero", sostiene Ruschioni. É questa, insomma, la precondizione per poter accedere a qualunque partito politico, ma da sola non può reggere, altrimenti si creerebbe una classe politica onesta, ma incapace.
A chiudere il manuale, le interviste realizzate a Massimiliano Cencelli, alla giornalista marocchina ed ex deputata Souad Sbai, all'ex sottosegretario Guido Crosetto e al critico Vittorio Sgarbi.