Roma
Polvere di 5 Stelle. La papessa Lombardi accusata di tirannia. Renzi sorride
Tramonta il mito dell'uno vale uno. Lombardi capogruppo di potere alla Regione Lazio grazie alla regola del voto che vale doppio
di Fabio Carosi
Alla Regione Lazio il Movimento Cinque Stelle va in polvere. La lotta per l'elezione del capogruppo finisce 5 a 5 e la Lombardi alza la voce: il suo voto, alla faccia dell'uno vale uno, conta per due e asfalta le ambizioni di leadership Valentina Corrado. La mossa della “papessa” sposta l'orientamento del gruppo verso il Pd di Nicola Zingaretti
E se l'accordo col Pd di Nicola Zingaretti non è reale è solo per “salvare la faccia”. Si profila un'affettuosa vicinanza e una simpatica desistenza. E così il Movimento esplode. In un lungo post la “lotta di potere” conclusa con la papessa Roberta Lombardi che al grido di “Corrado chi?” se ne va a piazza Pulita ad affrontare Carlo Calenda, la stessa Corrado lava in piazza i panni sporchi del Movimento. E scrive: “Cara Roberta, quello che è successo ieri ha dell’incredibile ed è un paradosso che accada proprio nel Movimento 5 Stelle. Il principio di rotazione del Capogruppo è stato da sempre un anticorpo del nostro Movimento contro i personalismi e l'accentramento di potere. Il nostro codice etico è chiaro a riguardo ma ieri, qualcosa si è spezzato.Abbiamo un gruppo regionale diviso, questo è sotto gli occhi di tutti, ma forzare la mano autoproclamandoti nuovamente Capogruppo a seguito di una votazione finita 5 a 5 è stata una manovra che sconfessa anni di attivismo, e fa perdere l’orientamento rendendo ancora più forte l’esigenza di chiarezza sul dove vogliamo arrivare”.
Il trucco da Prima Repubblica del voto che vale doppio
Ancora la Corrado: “Far valere doppio il tuo voto per rieleggerti è diametralmente opposto a quel "Uno vale uno", spesso interpretato male dal punto di vista del valore e delle competenze delle persone, ma ora schiacciato dal personalismo di una sola che anche tu hai più volte condannato.Questo atto di forza non ha giustificazioni e alimenta tutte quelle voci che sui giornali, nei palazzi, sui territori si fanno insistenti sulla tua volontà di portare avanti un accordo strutturale con il PD regionale. Cosa devono pensare i nostri Consiglieri comunali, Attivisti e tutti i Cittadini che hai voluto tranquillizzare nell'Assemblea regionale con una slide con su scritto "Nessun accordo con il PD"? Cambiare capogruppo alla scadenza dei già trascorsi 18 mesi non significa piegarsi ad una corrente interna al Movimento, ma è la risposta a quel grido che la nostra base ti ha fatto sentire nei giorni scorsi, anche attraverso una nutrita assenza. Questo attaccamento al ruolo di guida del gruppo consiliare è ciò che di più lontano esista dall'anima del Movimento 5 Stelle. Torniamo a ieri e fai un passo indietro o palesa i motivi di questo tuo feroce attaccamento a questo ruolo. Perché se l’obiettivo è portare nel Lazio lo schema di alleanza con il Pd è giusto che tutti lo sappiano e che chi ha deciso, ci metta la faccia”.
La Corrado scrive, Novelli, Cacciatore e Porrello sotto l'effetto delle sirene renziane
Aivoglia a smentire e negare, ma la voce di corridoio di via della Pisana si fa sempre più forte. Spaccati dalla svolta in stile “destra” della Lombardi, secondo i bene informati, avrebbe aperto le orecchie di 3 consiglieri alle sirene di Matteo Renzi che ha bisogno come il pane di mettere una bandierina nella Regione Lazio. Il ragionamento dovrebbe essere piò o meno questo: se proprio dobbiamo andare verso il Pd, dopo anni di opposizione a Zingaretti, è meglio Matteo che Nicola. In 3, ammesso che il passaggio riesca, potrebbero formare il Gruppo Italia Viva e sguarnire la presenza istituzionale in 2 commissioni e nell'aula dove Porrello è vicepresidente. Un dispetto non da poco alla papessa e uno spostamento verso il centro dello schieramento. Chi rischia davvero in questa manovra è il presidente Zingaretti.