Ponza in guerra per i lettini e gli ombrelloni di cala Feola
Sull'isola finisce in ospedale lo sgombero di Silverio Gabresù che ora attacca il sindaco Vigorelli
di Valentina Renzopaoli
Ponza è in piena guerra. Con vigili urbani in azione, feriti, ricoveri in ospedali e denunce. Tra leggi e "consuetudini", si consuma così la disfida del lettino sugli scogli di Cala Feola, a poca distanza dalla villa del "signore di Porta a Porta", Bruno Vespa.
Il protagonista è Silverio Gabresù e quella che narriamo è una vicenda tutta da divorare per capire che differenza c'è tra Ponza e il resto del mondo. Sgomberato e multato due volte nel giro di una settimana, sequestrata l'attrezzatura e sigillato il suo scoglietto di Ponza, Silverio l'affitta lettini nel corso del blitz da parte dei vigili si sente male, gli mettono il defibrillatore e lo spediscono a Formia. Il giorno dopo, il sindaco parla con la stampa di un finto malore inscenato per attirare l'attenzione. E lui proprio non ci sta: rispedisce al mittente l'accusa, manda un'accorata lettera stracolma di sentimento isolano e di diffidenza nei confronti di “chi comanda senza riuscire a rappresentare” i suoi cittadini, e ci mette il carico presentando un'esposto per denunciare che praticamente nessuno rispetta le regole.
Silverio Gabresù, 56 anni ponzese, è conosciuto da tutti sull'isola come “'O Fiore”, un gigante con il pallino della pittura e della “panzanella”, ribattezzata “ponzanella”. Per almeno un decennio è "campato", come tanti altri ponzesi, affittando lettini e ombrelloni sui pochi angoletti scoscesi della cala che si apre sullo spettacolo unico al mondo delle Piscine naturali. Un po' legale, un po' border, un po' abusivo, come voleva la “tradizione”. Ma ora tutto sembra essere cambiato: il sindaco giornalista arrivato da Roma, Piero Vigorelli, da sempre amante e amatore di Ponza, dichiara guerra all'abusivismo e firma un'ordinanza che regola le attività di noleggio delle attrezzature balneari sugli arenili liberi. Chi non le rispetta non può lavorare.
Ed è così che Silverio, che ha una licenza per il noleggio ma non la concessione dell'arenile, tenta di organizzarsi per salvare la sua attività fatta pure di rapporti decennali e piccoli segni di gentilezza nei confronti dei turisti. Fatto sta che parte la stagione e lui qualche ombrellone e qualche sdraio prova ad affittarli, nonostante non abbia partecipato ad alcun bando. Racconta persino di essere stato consigliato da un assessore e di essere stato fornito del materiale necessario per allestire la piccola spiaggetta dal Comune stesso.
Poi però la scorsa settima il primo blitz dei vigili e il primo sequestro. Passano due giorni, lui ci riprova ma sulla sua speranza di sfangarla si abbattono di nuovo le forze dell'ordine. A quel punto la tensione sale alle stelle, in mezzo ai bagnanti comodamente sdraiati a prendere il sole. Si sente male e viene portato via dal 118. Qualcuno scatta pure una foto. E così il sindaco Vigorelli scatena la satira dichiarando ad un quotidiano on line che “si è trattato di un finto malore perché mentre era disteso a terra si è fatto anche un selfie”. In realtà non si tratta di un selfie, ma la battuta basta per scatenare l'inferno.
Silverio scrive una lettera a Vigorelli per “replicare pubblicamente a tutela di quella dignità che anche noi isolani possediamo e custodiamo gelosamente”. E si scatena: “Non basta tirar su due ricciole dai nostri mari, non basta passeggiare per il corso nelle ore di punta, per essere considerato uno di noi: essere isolani è un valore che si legge nei solchi scolpiti dal maestrale sui nostri volti, negli sguardi puntati su un orizzonte sempre troppo lontano, negli inverni troppo lunghi e desolanti, nelle ansie dei nostri giovani e nella rassegnazione dei nostri anziani. Lei potrà avere il privilegio di ormeggiare il suo bel gozzo là dove i comuni mortali mai oserebbero immaginare ma non quello di sapere interpretare la nostra cultura, così finendo per comandarci senza tuttavia rappresentarci a pieno”.
E poi la sua verità sul suo malore: ”Purtroppo, signor Sindaco, non è andata in onda alcuna sceneggiata da dare in pasto ai turisti, ne avrei fatto volentieri a meno. La legge stabilirà se avevo o no il diritto di noleggiare quei pochi ombrelloni e lettini che esauriscono le mie uniche risorse di sostentamento; qualcun altro verificherà se sono stato o meno un buon cittadino, ma non sono un simulatore, non gioco né con la salute né con i sentimenti di pietà che non intendo invocare a fonte del mio futuro”.
Ma Silverio non si ferma qui, chiama il suo avvocato e fa scrivere un bell'esposto per denunciare che, in realtà, le prescrizioni contenute nel regolamento comunale e che il sindaco Vigorelli crede di poter fare rispettare, sono violate praticamente da tutti.
Ecco la denuncia che avvelenerà l'estate: “A dispetto del formale possesso del titolo abilitativo, gli operatori presenti nella zona Cala Feola, Piscine Naturali, occupano sistematicamente aree in esubero rispetto a quelle che l’amministrazione ha individuato, sconfinando a loro volta nelle AREE PAI R4, ritenute pericolose e, pertanto, inibite all’accesso e allo stazionamento dei bagnanti”, si legge nell'esposto datato 12 luglio. “E’ di palmare evidenza che il numero di strutture che quotidianamente stazionano su dette aree è del tutto incompatibile con la rigorosa delimitazione fissata dall’autorità Comunale, sicché vengono sistematicamente occupate aree dichiarate pericolose e per ciò inibite a qualsivoglia tipo di attività. E’ altrettanto evidente che risultano sistematicamente violate le prescrizioni in tema di salvamento, di disponibilità dei presidi medici e di sicurezza e di strutture volte a garantire la fruizione del servizio da parte dei soggetti diversamente abili”.
Ora la palla passa di nuovo al sindaco e alla sue “truppe di targa sabauda”, come scrive Silverio, tirato per la giacchetta alla prova “dell'imparzialità e dell'equità”.
Di seguito, la lettera integrale di Silverio Gabresù al sindaco Piero Vigorelli
Signor Sindaco,
le Sue improvvide dichiarazioni al quotidiano on-line “Latina corriere.it “ circa il finto malore da me inscenato nel corso delle operazioni di sequestro delle mie attrezzature balneari svolte dai Suoi Vigili sabato pomeriggio, mi costringono - mio malgrado - a replicare pubblicamente, a tutela di quella dignità che - Le assicuro - anche noi isolani possediamo e custodiamo gelosamente.
Vede, Signor Sindaco, non basta tirar su due ricciole dai nostri mari, non basta passeggiare per il corso nelle ore di punta, per essere considerato uno di noi: essere isolani è un valore che si legge nei solchi scolpiti dal maestrale sui nostri volti, negli sguardi puntati su un orizzonte sempre troppo lontano, negli inverni sempre troppo lunghi e desolanti, nelle ansie dei nostri giovani e nella rassegnazione dei nostri anziani.
Io, come molti ponzesi, mi chiamo Silverio, una sorta di marchio d’origine che condivido con i tanti che hanno così inteso omaggiare l’illustre Santo Patrono , senza tuttavia doverne necessariamente condividere i destini. Ricordi, Signor Sindaco, che proprio dalle isole, da taluno concepite come luogo di segregazione, si sono spesso levati i venti del riscatto e del desiderio di libertà.
Lei potrà avere il privilegio di ormeggiare il suo bel gozzo là dove i comuni mortali mai oserebbero immaginare ma non quello di saper interpretare la nostra cultura , così finendo per comandarci senza tuttavia riuscire a rappresentarci a pieno.
E forse non è un caso che a presidiare i Suoi poteri abbia chiamato truppe di targa sabauda (Il Comandante dei Vigili Urbani quest'anno viene da Torino) probabilmente le uniche in grado di osservarci con i Suoi stessi occhi da estraneo, gli unici in grado di multare chi ha l’auto sporca e chi utilizzi l’acqua per lavarla, di sanzionare chi, costretto a lavorare in condizioni impervie abbia messo in moto l’auto prima di salirvi a bordo, di invitarmi al comando a ritirare il verbale con il quale sono stati cancellati d’un tratto passato, presente e futuro e nel contempo infliggermi 78,00 Euro di multa per la sosta del motorino, le uniche costrette a chiederci le generalità prima di crocifiggerci.
Chissà se in un prossimo futuro dovremo ritrovarci ad essere anche amministrati da assessori meneghini piuttosto che bergamaschi o veneziani, così almeno smetteremo di dialogare con loro e non succederà - com’è successo a me - che un assessore ti esorti a riaprire gli ombrelloni per poi vederli nuovamente sequestrati ; non succederà che in Comune ti forniscano i materiali per realizzare strutture poi destinate al sequestro e forse alla confisca.
Il linguaggio della dignità, tuttavia, è universale e non conosce inflessioni dialettali, così come universale è il linguaggio del corpo: purtroppo, Signor Sindaco, sabato pomeriggio non è andata in onda alcuna sceneggiata da dare in pasto ai turisti, ne avrei fatto volentieri a meno, glielo assicuro. La legge stabilirà se avevo o no il diritto di noleggiare quei pochi ombrelloni e lettini che esauriscono le mie uniche risorse di sostentamento; qualcun altro verificherà se sono stato o meno un buon cittadino , ma non sono un simulatore , non gioco né con la salute né con i sentimenti di pietà che non intendo invocare a fonte del mio futuro.
Lei, Signor Sindaco può autorizzare o censurare le mie iniziative, credere o meno alla mia buona fede, far stazionare le sue truppe ovunque io tenti di lavorare ( saranno sicuramente contenti quelli che, sulla base del principio per cui i controllori possono fare una sola cosa per volta, si sottraggono allo stesso rigore a me riservato) ma c’è una cosa che certamente Lei non può fare : irridere al mio dramma personale e attentare alla mia dignità beffeggiandomi sulla rete.
Ho il diritto di violare la legge , se di questo si è trattato, e ho anche il diritto di stare male, a meno che non intenda mettere sotto accusa lo stesso personale , medico e non, del presidio medico di Ponza che ha manifestato sincera preoccupazione per le mie condizioni di sabato, spedendomi dritto a Formia per un controllo cardiologico ritenuto urgente.
A proposito, dimenticavo di ricordarLe che neppure il medico del Pronto Soccorso è ponzese e che pertanto è in grado di valutare le condizioni del cuore senza ascoltare le “ragioni del cuore”.
Silverio Gabresù, ponzese.
SCARICA E LEGGI L’ESPOSTO DI SILVERIO CONTRO IL COMUNE
Iscriviti alla newsletter