Roma
Post Covid, medici e infermieri dell'Aeronautica non servono più: licenziati
Tra ufficiali e sottufficiali assunti per la pandemia, solo in Aeronautica in 200 termineranno la ferma il 30 giugno. Mentre la Sanità cerca specialisti
Emergenza Covid: servivano infermieri e medici con la massima urgenza e allora la corsa alle assunzioni ma a tempo determinato. A emergenza finita ma con la Sanità in grandissima difficoltà sottufficiali e ufficiali medici dell'Aeronautica Militare dal prossimo 30 giugno saranno senza lavoro.
A denunciare la follia di un Paese che fa a gara per assumere personale sanitario e poi si rivolge ai medici cubani, come è accaduto in Calabria, è il sindacato dei militari avieri, l'Usami Aeronautica che con toni moderati denuncia: “Ci sono stati dei Militari che sono stati chiamati a fronteggiare la Pandemia che aveva colpito anche l'Italia. Questi sono Sottufficiali e Ufficiali Medici arruolati a tempo determinato ma che ora rischiano di trovarsi senza un lavoro pur essendo dei professionisti nel loro settore”.
Gli stipendi della Sanità Militare
Oltre il danno, anche la beffa, perché ai licenziamenti si aggiungeranno nei prossimi mesi una serie di pensionamenti che porteranno il personale sanitario militare ai minimi termini. E questo accade a fronte di un altro paradosso, quello del “costo” di questo personale con stipendi che oscillano tra i 1400 e i 1700 euro al mese.
La lettera-appello del sindacato Usama
Scrive il sindacato in una lettera aperta pubblicata sulle pagine web istituzionali: “Pregiatissime Autorità, sono a rappresentarvi la grave questione dei sottufficiali infermieri e ufficiali medici arruolati a tempo determinato dapprima in virtù dell’art 19 del D.L. 34/2020 e, in seguito, con ulteriori provvedimenti legislativi che hanno determinato da ultima la scadenza del rapporto lavorativo per il prossimo 30 giugno. Il personale sopra citato è stato arruolato al fine di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19, inizialmente con una ferma eccezionale della durata di un anno, prorogata in seguito con una sequenza di interventi legislativi che si sono susseguiti anche dopo il periodo emergenziale COVID, fino a determinare ben 5 rafferme.
Ebbene, gli interessati, dopo aver dato un fondamentale ed essenziale contributo alla Forza Armata nel fronteggiare la criticità del sistema sanitario militare, si trovano oggi a subire una inaccettabile incertezza professionale e di vita familiare, dovuta all’imminente licenziamento. Il susseguirsi delle proroghe, anche oltre le condizioni normative legittimanti la loro assunzione “diretta”, ha determinato negli interessati legittime aspettative di impiego definitivo nella Forza Armata, ma altresì conseguenze sulle mancate opportunità di impiego nel settore privato e pubblico non militare, incluse quelle future, data la maggiore età anagrafica conseguita nel corso dei rinvii normativi”.
La beffa delle nuove assunzioni a fronte dei licenziamenti
“Scrive ancora il sindacato: “Ii professionisti si vedono oggi ulteriormente mortificati dal comportamento dell’Amministrazione/Stato che ha dato il via ad assunzioni di medici e infermieri (Art. 7 DL 4/2022) aperte alla generalità dei cittadini, offrendo solamente una parziale riserva numerica a coloro che si sono incessantemente prodigati per fronteggiare l’emergenza Covid a tutela della Forza Armata e dello Stato, e stabilizzando, paradossalmente, altro personale che era stato parimenti assunto in modo temporaneo per l’emergenza (art. 7 D.L. 44/2023). La condizione di precarietà ora esposta lambisce, pertanto, altresì profili di legittimità costituzionale in ordine alla parità di trattamento e alla razionalità legislativa”.