Roma
Primo Maggio non si tocca. Per due lavoratori su tre è una festa “quasi sacra”
Il denaro arriva solo col lavoro. Colpa dell'educazione finanziaria che non c'è. Lo sostiene il coach Alfio Bardolla
Primo maggio: la festa del lavoro non si tocca. I due terzi degli italiani la amano e credono abbia ancora senso festeggiare. Disoccupazione? Colpa del sistema che non favorisce gli investimenti. Per la metà degli italiani modernità e tecnologia sono una minaccia per il futuro mondo del lavoro.
Il sondaggio di Index Research commissionato da ABTG, l'azienda leader in Italia nel settore della formazione finanziaria personale guidata da Alfio Bardolla, ha analizzato l'opinione degli italiani sul tema del lavoro, della disoccupazione e della possibilità di creare imprese a fare investimenti, alla vigilia della festa del Primo Maggio.
Alla domanda “Lei crede che abbia ancora senso festeggiare il primo maggio, la festa dei lavoratori?” gli intervistati hanno risposto con un plebiscito di sì. Il 64,8% ritiene che questa ricorrenza abbia ancora un significato e solo il 20,4% crede invece che non ci sia più ragione di celebrarla.
Disoccupazione
Chi parla di lavoro non può prescindere purtroppo dal prendere in considerazione la mancanza di occupazione: per più della metà degli italiani (54,1%) se non c'è lavoro è colpa di un sistema Paese che non favorisce gli investimenti, ovvero della burocrazia e della difficoltà di accesso al credito.
Ma poco meno di un quarto degli intervistati (il 23%) pensa che la disoccupazione sia dovuta a “un'eccessiva tutela di chi lavora, rispetto a chi lo cerca”, ad un sistema, quindi, troppo rigido e poco flessibile che avvantaggia gli impieghi garantiti.
Solo l'11,8% dice che gli italiani sono poco inclini al cambiamento e ad adeguarsi alla modernità.
Modernità e tecnologia
Quasi la metà degli italiani vede nella modernità e nella tecnologia una minaccia per il futuro mondo del lavoro. La digitalizzazione, la rete globale, la robotica sempre più onnipresente generano preoccupazione.
Alla domanda “Lo sviluppo della tecnologia ci costringerà nel prossimo futuro a cambiare modo di pensare al lavoro. Lei pensa che questo scenario rappresenti una...”, il 49,3% ha risposto “una minaccia”, mentre il 40,1% pensa possa costituire una “opportunità”. Il 10,6% non sa o non ha risposto.
Come produrre denaro: lavoro e capacità di investimento
Il denaro si produce solo attraverso la propria professione: l'85% degli italiani non ha mai pensato che “la definizione di lavoro possa essere quella di produrre denaro indipendentemente da quello guadagnato con la professione che svolge”. Solo il 6% degli intervistati pensa che sia possibile fare soldi con attività “extra professionali”.
L'imprenditore e financial coach Alfio Bardolla spiega: “La scuola è focalizzata sul modo di sviluppare alcune competenze professionali, non sicuramente sulle competenze finanziarie personali e imprenditoriali. Di conseguenza nel nostro Paese è naturale pensare che il reddito possa dipendere solo dallo scambio di tempo per denaro, dal lavoro subordinato o dall'esercizio della professione. Solo in pochi considerano che ognuno, per il solo fatto di aver avuto una educazione e di parlare la lingua italiana, è all'altezza di produrre anche entrate “automatiche”, cioè non dipendenti dall'attività lavorativa e al tempo dedicato per produrle. Se l'85% degli italiani crede ancora che l'unica alternativa sia il posto fisso, significa che l'educazione finanziaria in Italia è agli albori. E che non stiamo preparando le persone al cambiamento che devasterà il mercato del lavoro nei prossimi anni”.
Nota metodologica:
Metodo di raccolta: Interviste telefoniche con metodologia C.A.T.I. Con questionario strutturato
Interviste complete 1000.