Principe anche per stile di vita. Carlo Giovanelli era la mondanità
di Patrizio J. Macci
Carlo Giovanelli, scomparso all’età di 74 anni e i cui funerali si svolgeranno mercoledì 28 settembre alle ore 11 presso la basilica di San Carlo al Corso a Roma, è stato incontestabilmente il principe della mondanità romana.
Non c’era evento, presentazione di libro o vernissage nel quale il suo profilo era assente. Principe, in un mondo di titoli e cognomi altisonanti spesso abusati o acquisiti in maniera un po’ rocambolesca, lo era a tutto tondo con papi e antenati del calibro di Dante Alighieri nell’albero genealogico. Se la nascita contiene il destino di un uomo, la sua era stata all’insegna della “dolce vita”: aveva, infatti, visto la luce in un albergo di Via Veneto nel 1942. A pochi metri da dove sarebbe nato il mito delle notti gaudenti romane immortalate da Federico Fellini. Nel 1966 aveva sposato Elettra Marconi, figlia dell’inventore della radio Guglielmo: la nobiltà che si fonde con la scienza che opera per il bene dell’umanità.
Sempre elegantissimo e gentile, non faceva nessuna distinzione di ceto nei suoi rapporti sociali. Si fermava tranquillamente a parlare su un divano con l’ultimo dei romanzieri “scapigliati”, oppure con boiardi di stato o nobili (loro) decaduti. Affabulatore instancabile, uno dei pochi appartenenti alla “jet society” che si spostava dalla Sardegna a Buckingam Palace era un presenzialista, spiritoso e entusiasta di tutto ciò che accadeva, il Principe, con un passato anche da interprete cinematografico al fianco di Alberto Sordi. Si muoveva abitualmente tra Costa Smeralda d’estate, Cortina d’inverno e Roma e Milano tutto l’anno, ma amava anche la silenziosa penombra della sua casa dei Parioli dove compulsare le pagine di un libro. Il buen refugio sopravvissuto al progressivo impoverimento di una dinastia ricchissima, che poteva vantarsi nell’800 di percorrere l’Italia a cavallo senza mai lasciare i propri possedimenti.
Si piccava di non pagare mai. Girava senza portafoglio, il pranzo o la cena erano contenti di offrirgliela i ristoratori che lo accoglievano a braccia aperte. La sua presenza era una calamita per lanciare ogni tipo di inizativa benefica o culturale. Lo scoprì troppo tardi un azzimato studioso che qualche anno fa (quando il Principe riusciva ad essere presente anche a quattro eventi al giorno), volle incontrarlo in un esclusivo circolo romano sul Tevere per dimostrargli la marginalità degli studi di Marconi nella costruzione del primo apparecchio radio. Il Principe lo invitò a pranzo e ascoltò per quasi due ore lo sproloquio del bizzarro aspirante scienziato, sempre sorridendo e annuendo. Dopo aver ringraziato e salutato, saltò su un taxi al volo per correre a un evento dove era stato invitato. Al suo commensale non rimase che pagare la sua parte di conto salatissimo.
L'intelligenza e la cortesia non potevano impunemente essere oggetto di abuso da parte di nessuno. Lo stile era il tratto dell'uomo.