Roma

Processo Casamonica, l'incubo di una pentita: “Clan mi ha distrutto la vita”

Debora Cerreoni, ex moglie del primogenito del boss Giuseppe Casamonica, in aula: “Non avevo sposato soltanto Massimiliano ma tutto il clan”

"Non avevo sposato soltanto Massimiliano ma tutto il clan. I Casamonica mi hanno distrutto la vita". A dirlo, nel processo in corso nell'aula Occorsio nei confronti di 44 imputati, è la collaboratrice di giustizia Debora Cerreoni, ex moglie del primogenito del boss Giuseppe.

 

Rispondendo alle domande del pm Giovanni Musarò la donna, collegata in videoconferenza, ha raccontato in lacrime il suo incubo durato dodici anni con gli esponenti della famiglia. "Non sono mai stata ben vista da loro perché ero 'gaggia' (cioè non sinti, ndr) - ha spiegato la donna - ero costretta a fare quello che mi dicevano, non potevo fiatare, ogni volta erano discussioni e botte. Lavoravo come cuoca e neanche questo andava bene. Una volta ero a vicolo di Porta Furba e venni insultata perché mi ero tagliata i capelli di un centimetro, arrivarono a controllarmi anche la spesa. Mi accusavano di aver tradito Massimiliano, ma era lui che mi tradiva, lo ha fatto anche con una partecipante di 'Uomini e donne'".

La pentita ha anche spiegato al tribunale la vicenda del suo sequestro, di quando, a suo dire, le reggenti del clan l'avrebbero segregato in casa sospettando una relazione con un altro uomo mentre il marito era detenuto in carcere: "Quel giorno le donne del clan mi hanno sputato davanti ai bambini che si sono messi a piangere. Mi hanno tolto il cellulare. Ero costretta ad andare in bagno lasciando la porta aperta e per cercare di nascondere il sequestro mi hanno anche portato alla festa di un loro parente. Hanno anche minacciato di sciogliermi nell’acido".

Solo nel maggio del 2014 Debora Cerreoni riuscì a fuggire e a denunciare il marito: "Io non ce la facevo più. Quando pensavo di denunciarlo ogni volta che andavo in caserma alla fine non entravo e piangevo, avevo paura per i bambini. Poi sono riuscita a fuggire e a Bologna ho sporto denuncia. Avevo paura e temevo ritorsioni sui miei figli".