Roma

Processo Cucchi, la bomba del pm: “I carabinieri inquinano ancora le prove”

Il pm Musarò, in aula nel processo sui depistaggi, attacca l'Arma: “Ancora oggi nel Reparto operativo c’è qualcuno che passa gli atti a qualche imputato”

Caso Stefano Cucchi, il pm Giovanni Musarò sgancia la bomba in aula durante il processo sui sui falsi e i depistaggi compiuti tra il 2009 e il 2015: “Ancora oggi nel 2020 nel Reparto operativo dei carabinieri c’è qualcuno che passa gli atti a qualche imputato. Siamo stanchi di questi inquinamenti probatori che vanno avanti da 11 anni e vogliamo identificare gli autori".

Il riferimento del pm è ad alcuni documenti depositati la scorsa udienza dal difensore di uno degli imputati che non erano stati formalmente richiesti. Nel processo sono imputati 8 militari dell’Arma accusati di falso.

"Il pm Musarò si alza e denuncia depistaggi in atto e documenti in possesso all’imputato Testarmata che non poteva avere. 'C’è un Giuda, un cavallo di Troia che speriamo di identificare che fornisce atti e documenti per una verità parziale e fuorviante'. Come dire: non abbiamo finito e non finiremo mai di subire interferenze illecite", scrive sul suo profilo Facebook l'avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia di Stefano Cucchi.

"All'udienza scorsa - prosegue il legale – mi ero molto arrabbiato per il modo di procedere della difesa Testarmata soprattutto in possesso di documenti che non erano nel fascicolo. Mi ero opposto alla loro produzione e al loro utilizzo chiedendo esplicitamente lumi sulle modalità con le quali ne era venuto in possesso. Avevo ragione. Testarmata ne era venuto in possesso".

Un testimone: "Trovammo due annotazioni diverse"

"Ci rendemmo conto che c'erano due annotazioni di servizio (sulle condizioni di salute di Cucchi la sera dell'arresto, ndr) diverse tra loro ancorchè avessero la stessa data e protocollo". Lo ha detto il capitano dei carabinieri Nico Blanco, ex comandante della compagnia Montesacro, sentito come testimone nel processo. Durante la deposizione, Blanco ha ricordato che il suo collega, il capitano Tiziano Testarmata - all’epoca dei fatti in servizio presso il Nucleo Investigativo (imputato nel processo assieme ad altri 7 carabinieri) -, mise in evidenza la presenza di falsi. Blanco, ha poi spiegato che pensava che sarebbe stato lo stesso Testarmata ad informare l’autorità inquirente di quanto scoperto.