Roma
Processo Raggi, la sentenza slitta ancora: sabato la verità sul caso Marra
Il sindaco in aula rilascia dichiarazioni spontanee: "Io non sapevo che Raffaele Marra aveva sviluppato un ragionamento in merito alla nomina del fratello"
Slitta ancora la sentenza d'appello per Virginia Raggi, accusata di falso per la nomina di Renato Marra a capo dell'Ufficio direzione turismo. Il giorno della verità, salvo cambi di programma dell'ultima ora, sarà sabato 19 dicembre. La corte ha infatti acconsentito a una richiesta della Procura Generale che aveva chiesto più tempo per poter valutare alcuni elementi.
Il motivo principale del rinvio sono le dichiarazioni che il sindaco Raggi ha reso questa mattina, una lunga ricostruzione in cui la prima cittadina ha ribadito la sua innocenza. “Raffaele Marra per me ha svolto un ruolo meramente compilativo nella procedura che portò alla nomina del fratello Renato. Da parte sua non ci fu alcun tipo di valutazione, perché la valutazione l’ho fatta io cosi come sono stata io a decidere”, ha detto il sindaco.
"Quella nomina l'ho dovuta ingoiare, non sapevo nulla di questo aumento di retribuzione, che non era riportata sul brogliaccio dell'interpello, e appena ne venni a conoscenza dai giornali mi infuriai con i più stretti collaboratori, a cominciare da Antonio De Santis, mio delegato al Personale – prosegue la Raggi –. Del resto, per la stessa questione, oltre che per la parentela con Raffaele, avevo ritenuto inopportuno, tempo prima, che Renato Marra fosse nominato capo della polizia municipale".
Entrando nel merito del capo di imputazione, la sindaca ha fornito ai giudici della corte d'appello la sua ricostruzione di quanto avvenne nell'autunno del 2016, quando fu introdotto l'interpello ("procedura mai adottata prima") per ruotare e armonizzare le posizioni di ben 190 dirigenti capitolini: “Secondo la procura avrei dichiarato il falso all'allora funzionaria responsabile dell'Anticorruzione in Campidoglio per coprire una persona (Raffaele Marra, ndr) con la quale non avevo rapporti già da tempo, e soprattutto per nascondere fatti di cui non ero a conoscenza - ha esordito la sindaca, riferendosi a una riunione del 26 ottobre di quell'anno tenutasi a sua insaputa nell'ufficio dell'allora capo del Personale -. Oggettivamente, non avevo elementi per immaginare che le cose fossero andate diversamente da come sapevo".
"Non mi avevano detto del cambio di fascia salariale (un aumento di circa 20mila euro all'anno, ndr)”, ha spiegato ancora la sindaca rispondendo alle domande del sostituto procuratore generale Mario Ardigò. Anche per questo, spiega la sindaca, quando arrivò il parere negativo dell’Anac sulla quella nomina, la questione legata a Renato Marra venne revocata: “Se avessi voluto nascondere qualcosa sarei rimasta ferma sulle mie posizioni, invece non appena arrivò il parere negativo dell’Anac mi attaccai a quello per smontare la nomina di Renato Marra”, ha aggiunto la prima cittadina.
La decisione finale è stata attesa per sabato prossimo, quando la seconda corte d'appello di Roma fissato la discussione: comincerà il sostituto procuratore generale e poi sarà la volta dei difensori della Raggi. Per poter sapere se la ricandidatura sotto il simbolo del Movimento 5 Stelle bisognerà ancora attendere.