Roma

Pronto Soccorso al collasso, medici di base: “E' colpa del sistema emergenza”

Accusati di non rispondere al telefono e di spedire i pazienti in ospedale, i medici di medicina generale replicano alla web tv della Fimmg

I Pronto soccorso hanno dei problemi organizzativi che coinvolgono tutta la filiera, e non solo la medicina territoriale e il medico di famiglia nello specifico.

Difatti la maggioranza dei cittadini vi si reca senza sentire il proprio medico, ma entrano fattori come il boarding, ovvero lo stazionamento dei malati e la carenza di posti letto, con un numero nazionale che è il più basso d'Europa, molti sono i progetti a livello nazionale per limitare l’accesso ma se non si interviene nella filiera è difficile risolvere, ad aggravare al situazione anche la riduzione delle prestazioni specialistiche, e il numero dei posti letto a fronte dell'aumento dell'età media della popolazione.

 

Questi alcuni concetti espressi in un intervista con il dottor Alessandro Caminiti presidente della FIMEUC la Federazione italiana medici emergenza e urgenza delle catastrofi, nella web tv della Fimmg Lazio la Federazione dei medici di famiglia regionale. Il problema non è che i medici di famiglia non vengono trovati o non rispondono al telefono, afferma il presidente Caminiti i numeri ci dicono che la maggioranza degli accessi non contatta il proprio medico, forse per un motivo culturale errato che induce il cittadino a pensare che i medici dei DEA siano più bravi o hanno più mezzi, o per effettuare esami in tempi più brevi.

I dati

Ma se si analizzano i numeri, questi sono in calo ovvero si parla dal 2010 nel SSN di 288 milioni di prestazioni specialistiche in meno sul territorio, di cui il 9% laboratoristiche, il 30 % radiologiche il 32 % di clinica specialistica ambulatoriale dovute molto ai tagli e parte ad uno shift nel privato convenzionato da qui ovviamente una dilatazione dei tempi di attesa che vanno ad influire nell’iperafflusso.

Altra analisi va fatta nell'attività propria del pronto soccorso, ovvero più medici e personale c’è a disposizione ribadisce Caminiti, più è possibile gestire l’afflusso, ma quello che temono i medici dei DEA è il boarding, ovvero lo stazionamento dei pazienti nelle astanterie in attesa del ricovero nei reparti, e nonostante in questi anni siano diminuiti i ricoveri attraverso il dea (solo nel 2020 circa 2milioni in meno) l’Italia è il paese con meno posti letto in Europa. Sull'attivazione di ambulatori per i codici bianchi o verdi leggeri presso i DEA Caminiti si è dimostrato perplesso poiché potrebbero aumentare la richiesta invece che smaltirla.”