Psicologi di voi stessi. L'accettazione uguale rivoluzione: Parola di Casoni
L'ingorgo mentale: “Peccato che sono timido altrimenti sarei potuto diventare un ottimo venditore”
Dal libro, Psicologi di voi stessi – 20 consigli tecnici per stare bene (Armando Editore, pp. 360, euro 30).
di Franco Casoni *
La prima lezione che un professore di psicologia dinamica fece ad un gruppo di studenti (...) fu sul diverso “atteggiamento” delle persone di fronte ad un evento particolarmente negativo.
Egli portò l’esempio reale di due casi d’individui concreti e conosciuti con una deformità agli arti inferiori. Nel primo caso descrisse una persona che presentava un grave handicap deambulatorio, la quale pensava tutto il giorno alle sue condizioni, a ciò che non avrebbe mai potuto fare, alla sfortuna che aveva avuto nella vita e a tutte le altre limitazioni della sua esistenza. Tale soggetto era sempre triste e amareggiato. Nel secondo caso si trattava di una persona con lo stesso handicap, ma allegra e serena, la quale, avendo accettato la sua condizione di vita senza lamentele e senza ripensamenti, al contrario pensava a tutto ciò che poteva fare e a quello che nella realtà faceva: leggere, scrivere, spostarsi con la carrozzella, invitare amici, lavorare con il computer (...) partecipare a feste e incontri con persone nella stessa situazione ecc.
Il discorso venne fatto per mettere subito in evidenza che molte persone si fissano sulle loro difficoltà talvolta reali, ma il più delle volte presunte, non accettandosi e utilizzando le loro energie per auto-aggredirsi e compiangersi.
La soluzione si trova invece in un diverso atteggiamento mentale, in un’accettazione di se stessi la quale non deve essere comunque passiva nel senso che, ad esempio, riscontro un difetto di me stesso, non ci soffro, lo riconosco, ma evito di espormi e di avere degli obiettivi.
Tanto è vero che nel secondo caso appena descritto la persona (realmente esistente) con un grave handicap deambulatorio si accetta e nello stesso tempo s’impegna attivamente nella vita. Eric Berne in un suo libro descrive una tipologia psicologica chiamata “gamba di legno”, la quale riguarda tutte quelle persone che trovano dei pretesti, delle scuse, delle razionalizzazioni (falsi ragionamenti) per non fare delle cose nella vita.
Ad esempio: “Peccato che sono timido altrimenti sarei potuto diventare un ottimo venditore”; "desideravo tanto recitare e fare l’attrice, ma non ho il fisico adatto”; “ho una gamba di legno, per cortesia potresti aiutarmi?”.
Qui il discorso della non accettazione della propria condizione o delle situazioni che si presentano nel corso della vita assume l’aspetto del ricatto e della dipendenza. Noi comunque vogliamo parlare di un atteggiamento mentale costruttivo volto a non rifiutare la realtà e l’evidenza che ci riguardano, o meglio, quello di non essere penalizzati a lungo nell’opporsi a problemi inevitabili, non accettandoli mai. Ampliando il discorso possiamo anche dire, in un certo senso, che per uscire da una condizione negativa esistono anche delle pressioni con dei contenuti apparentemente meno teorici e meno tecnici. Esse si presentano con un linguaggio colorito e piuttosto popolare, sebbene ne indichino la soluzione in modo significativo ed efficace, quali ad esempio: “occorre ingoiare il rospo” “bisogna ingoiare la medicina amara e mandarla giù”. Tali espressioni qualora si traducessero in comportamenti concreti, non sarebbero da sottovalutare in quanto hanno in realtà un riferimento scientifico simbolico: i nostri denti rappresentano il masticare, il triturare, il mordere e quindi una certa aggressività e/o distruttività che anticipa l’ingoiare. (...) È necessario aggiungere che nella nostra esistenza ci capiterà spesso di attraversare un’infinità di momenti in cui l’accettazione dovrà essere messa in campo, quindi, sarebbe utile imparare a farne uso comprendendo bene la sua importanza psicologica.
* Franco Casoni, psicologo
Iscriviti alla newsletter