Roma
Quintavalle, la vendetta su Atac: “Colleghi fategli male, nelle regole”
Sospesa a tempo indeterminato per aver raccontato le verità di Atac: ora Micaela è "martire"
di Fabio Carosi
Micaela Quintavalle sospesa a divinis. Il giorno dopo le lacrime scatta l'ira e il popolo degli autoferrotranvieri italiani. Perché Micaela Quintavalle nella sua lucida follia tranviaria non è più un fenomeno. Da pasionaria diventa perseguitata e martire.
Sbagliano gli irsuti dirigenti dell'Atac, quei burocrati a stipendio fisso e risultati ridicoli che neanche il Cinque Stelle della giustizia giusta è riuscito a cacciare dall'azienda ridotta a una merda industriale da anni di mala gestione. Sbagliano i calcoli, perché invocare il Regio Decreto e sospendere l'eretica Quintavalle, equivale a costruire una vittima che passerà il resto della sua vita a meditare vendetta e a coagulare intorno a sé tutti coloro che mal sopportano dirigenti con auto di servizio in ufficio e popolo in strada a lavorare su un parco mezzi di Paperino che o non escono perché moribondi, oppure prendono fuoco.
A proposito di Regio Decreto. Se la Quintavalle rischia il posto è perché la liturgia borbonica che governa i trasporti prevede che il suo procedimento disciplinare passi l'esame di una commissione mista azienda-sindacati dove al tavolo ci sono gli stessi sindacati che avversano la Quintavalle, leader di un sindacatino non riconosciuto dall'azienda e che quindi in quella commissione surreale non ha rappresentanza. E per i rappresentanti della mangiatoia sindacale tradizionale, papparsi la pasionaria, sarà un gioco da ragazzi. A meno che non si trasformino in liberatori e decidano di salvarla. Operazione difficile dopo che politica, a poche di distanza dal provvedimento aziendale, ha subito preso le distanze invocando l'autonomia dell'azienda.
A parlare è stato il coraggioso Enrico Stèfano, il ragazzotto M5S con la passione dei trenini divenuto primario al capezzale dei trasporti romani. Tacciono i cavalieri del Movimento che avevano proposto a Micaela di candidarsi alle elezioni e che, ritratti con lei in decine di foto, hanno cavalcato l'energia di Micaela per far diffondere il vangelo stellato. Silenzio e distanza. Prima una persona la usi poi fai finta di non conoscerla, anche se l'agnello Quintavalle si è sacrifica per l'onestà e la trasparenza.
Conosco l'Atac perché ho avuto l'onore di lavorare in quest'azienda per 4 anni e più. Conosco anche Micaela Quintavalle. E bene. Ricordo la mattinata passata insieme per girare un video durante il lavoro di preparazione per la presentazione del suo libro Doctor Drive. Un volume digitale coraggioso, nel quale ha messo a nudo tutti i suoi lati del carattere, anche quelli più intimi, e ha raccontato la sua storia personale in un intreccio appassionante di vita reale e vita tranviera. Eravamo insieme in auto sulla via Cristoforo Colombo e mentre lei guidava meglio di un istruttore di scuola guida, le chiesi quale progetto avesse in mente per superare l'ostracismo confederale e presentare una vera piattaforma sindacale che le consentisse di sedersi al tavolo con l'azienda e ottenere una vera rappresentanza. Mi rispose alla Quintavalle, sincera e trasparente come sempre: “A Fabiè io so' sola. Lavoro, studio, mi sbatto come una pazza da una parte all'altra. Penso ai miei cani e alla mia famiglia. Non ce la faccio, avrei bisogno di una mano perché il mio pensiero è concentrato sui colleghi e sui loro problemi”.
Tutto vero, verissimo. Come il fatto che la Quintavalle ha fatto comodo a tanti e ha accumulato nel tempo una serie innumerevole di nemici. Grazie al Regio Decreto, quella roba antistorica e bizzarra, vergogna dell'Italia dei trasporti, ora è una martire. “Nessuna dichiarazione se non autorizzata dall'azienda”.
Domanda: ma con i libri in tribunale, i bus che vanno a fuoco, c'è ancora un'azienda? E se c'è perché nessun magistrato alza la testa e denuncia tutti gli autisti costretti a tacere sui problemi che mandano a fuoco i bus e feriscono le persone? E magari spedisce un bell'avviso di garanzia a chi costringe i dipendenti a tacere di fronte al caos che regna in una società pubblica di diritto privatistico che fa un pubblico servizio?
Sospesa a divinis, atto secondo
Il coraggio di Micaela non le impedisce di nascondere la sua ira e di preparare la vendetta. Giovedì sera intorno alle 22 sulla sua bacheca Fb è comparso un post che la dice lunga: Colleghi.... Che la mia sospensione non sia vana. Segnalate ogni vettura. Segnalate ogni guasto. Rispettate il codice della strada. Fategli male. In tutta Italia. Dopo quella dei minatori cui sono affettivamente legata siete la categoria più bella che io conosca. Nel massimo rispetto delle regole, fategli male. Voi potete!!!!! In ognuno di voi c'è un leone ribelle. Fategli male!!!!!!! La sicurezza dei cittadini prima delle loro ca@@ate!!!!!!.Signori dell'Atac, signor sindaco: pensavate di mettere il bavaglio alla Quintavalle? Bene, ora avete una martire in pectore che prima di esalare l'ultimo respiro diventerà gladiatore. E a Roma i gladiatori piacciono tanto. Da vivi e da morto. Chi ha firmato quel provvedimento ha fatto un capolavoro che peserà sulla vita dei cittadini. Coi tranvieri non vale la regola “Colpiscine uno per punirne cento”.