Roma
Quota 100 decima i medici nel Lazio. I sindacati: “Servono più assunzioni”
Sanità, i sindacati in Regione Lazio chiedono più assunzioni: “Troppi medici in pensione, c'è carenza di personale”
Sanità, pensioni e “quota 100” decimano i medici nel Lazio. I sindacati in Regione tuonano: “C'è carenza di personale. Le 5.000 assunzioni previste sono poche, vanno raddoppiate”.
"Tra pensionamenti e uscite per 'quota 100', il sistema sanitario regionale rischia di non reggere alla prova del turnover: le 5 mila assunzioni programmate vanno almeno raddoppiate". Lo affermano in una nota Natale Di Cola, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini - rispettivamente segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio – ascoltati oggi in audizione dalle commissioni consiliari Salute (VII) e Lavoro (IX) della Regione Lazio.
"Il Ssr è in condizioni di grave difficoltà e il pericolo è che a breve non sia più in grado di assicurare i livelli essenziali di assistenza - hanno rimarcato i sindacalisti - Se vogliamo che la salute resti un diritto per i cittadini del Lazio, allora la Regione deve fare di più: serve un piano serio di assunzioni che copra davvero i fabbisogni delle aziende sanitarie e ospedaliere, e serve uno sforzo vero di coordinamento dei percorsi di stabilizzazione: con le aziende che procedono in ordine sparso si rischia di disperdere competenze e di perdere il controllo sul funzionamento dei servizi".
"Oggi la politica ha dato segno di buon senso impegnandosi a correggere gli errori. Ma le buone intenzioni non bastano. Al prossimo incontro, fissato tra un mese, valuteremo i progressi, pronti a mettere in campo tutte le azioni a tutela di lavoratori e cittadini", hanno evidenziato ancora Di Cola, Chierchia e Bernardini.
"Stabilizzazioni e reinternalizzazioni procedono a macchia di leopardo, e ancora va definito il percorso di stabilizzazione per i giubilari - hanno continuato Di Cola, Chierchia e Bernardini, riscuotendo approvazioni trasversali tra i consiglieri di maggioranza e opposizione - Se al Sant'Andrea e all'Ares118 siamo riusciti a far valere criteri di concorso in grado di valorizzare professionalità ed esperienza dei lavoratori già in servizio, all'Asl Roma 2 ci siamo trovati di nuovo alle prese con le prove preselettive. E a nulla serve aumentare da 300 a 800 il numero dei candidati ammessi all'esame: è fuori dalle regole e il prezzo lo pagherebbero comunque i precari e i pazienti".
"Stesso discorso per le mobilità, dove le Asl adottano politiche non coordinate tra loro, concedendo o negando i nulla osta in modo discrezionale - hanno precisato i segretari regionali delle categorie di Cgil, Cisl e Uil - E' indispensabile che la Regione governi il sistema ed eserciti il controllo. Servono pochi principi chiari e rigorosamente applicati da tutti. I concorsi devono servire da bacino di reclutamento per tutte le aziende della regione, le selezioni devono riconoscere il valore delle competenze specifiche e delle attitudini dimostrate sul campo, gli organici devono essere misurati sui bisogni di salute reali delle persone".