Roma
Raggi indagata: lo stadio della Roma in stallo. Proroga di 30 giorni



Come in un match tra pugili suonati tra Raggi e Berdini vince “chi rimane in piedi”
Stadio della Roma, dalle stelle allo stallo. Le vicende giudiziarie di Virginia Raggi hanno convinto il Comune ad avvalersi della facoltà di chiedere una proroga di 30 giorni per esprimere e formalizzare il parere ufficiale alla Conferenza dei Servizi.
Troppe date si accavallano: il 30 gennaio è prevista la deposizione del sindaco in Procura nell'indagine per abuso d'ufficio, mentre il 31 c'è la scadenza del termine di legge per la delibera con la quale il Comune dovrebbe dire la sua ultima parola. E così tra i tecnici si fa avanti l'ipotesi di un rinvio, almeno per avere chiarezza sulle posizioni politiche.
Già, perché il Campidoglio è una mela spaccata in due. Raggi e alcuni consiglieri comunali sino per li via libera a condizione di una riduzione di cubature del 20 per cento, con la possibilità di un'ulteriore riduzione minima da negoziare in cambio di opere pubbliche destinate al sociale. Sull'altro fronte l'assessore Paolo Berdini che alimenta il fronte del no dando spazio anche alla nascita di una serie di comitati locali, tra cui un fantomatico gruppo di residenti delle zone limitrofe all'area dello stadio, capeggiato da un avvocato in odore di candidatura politica alle comunali del maggio 2016. E con loro ha addirittura previsto un incontro nel tardo pomeriggio di oggi per verificare la possibilità di formalizzare la richiesta di decadenza della delibera del dicembre 2014 che ha dato il via libera all'iter dello stadio.
Così prende sempre di più piede l'ipotesi di guadagnare tempo, per arrivare a una resa di conti con il sindaco Raggi, “depotenziato” dall'inchiesta per abuso d'ufficio e falso e non più in grado politicamente di prendere decisioni di rilievo come quella di affrontare la base del Movimento che si sente “tradita”.
Strano a raccontarsi, ma la vicenda dello Stadio di Tor di Valle finisce appesa alla somma di tante debolezze e la vittoria di un parte o dell'altra sembra un match tra pugili “suonati”: vince chi resta in piedi sino ai primi giorni di marzo. In mezzo c'è il futuro della città di cui in pochi si stanno occupando. Anzi, nessuno.