Roma

Raggi e le veline della propaganda: “L'obiettivo è combattere lei e le Destre”

"Buoni pasto per le famiglie: un esempio di mistificazione della realtà da parte della Giunta Raggi". L'opinione di Andrea Catarci

di Andrea Catarci *

La Sindaca Raggi non riesce più a nascondere il suo s-governo dietro la propaganda. Nei giorni scorsi ha provato ad enfatizzare l’importanza di un protocollo d'intesa con Poste Italiane e, senza volerlo, ha messo in evidenza tutti i limiti dell’azione istituzionale svolta dalla sua giunta in tema di contrasto alle emergenze sociali causate dal covid19.

Al proposito ha affermato che l’accordo ha reso possibile la distribuzione gratuita di una parte considerevole dei ticket per il sostegno alimentare, “parliamo di 43.000 buoni su 70.000 che le famiglie beneficiarie in difficoltà economica hanno potuto ritirare direttamente negli uffici postali più vicini alle proprie abitazioni". Non ha però potuto negare l’altra faccia della medaglia: a fine giugno negli stessi uffici giacevano ancora 11.000 buoni, destinati ad altrettante famiglie che dopo quattro mesi di lockdown non avevano ricevuto nulla, come denunciato dopo un accesso agli atti da Stefano Fassina, deputato e consigliere comunale di Sinistra per Roma.

La Sindaca ha provato strenuamente a stravolgere i fatti, parlando di un’azione del Campidoglio “rapida ed efficace” e sorvolando sulle motivazioni arbitrarie e discutibili con cui sono state depennate decine di migliaia di domande, delle oltre 160.000 pervenute in totale. Le sue parole suonano offensive per chi ha aspettato tempi lunghissimi e per chi non ha visto niente, nonché per quelle reti territoriali del volontariato che hanno garantito più di ogni livello istituzionale la residua coesione sociale della città.

Man mano che passa il tempo e si avvicinano le elezioni del 2021 la rivendicazione dei (minimali) risultati ottenuti rispetto ai (giganteschi) disastri combinati assume tratti grotteschi, al limite della disperazione. Può risultare convincente nelle pagine, nei siti e nelle mailing list interne al M5s, in cui si procede con frenetiche attività di “copia e incolla” a riprodurre la descrizione di un universo parallelo, con una città che sembrerebbe in continuo miglioramento per effetto delle scelte degli ultimi quattro anni. Di fuori la musica cambia, tanto che l’annuncio della ricandidatura ha creato crepe e malumori anche nell’ambiente pentastellato, cosa che per una figura apicale uscente dovrebbe risuonare come un chiaro campanello d’allarme.

Per le destre, Lega e FdI, l’inadeguatezza della Sindaca è una scoperta recente, avvenuta dopo la conclusione del governo nazionale gialloverde, mentre la volontà di far pagare le malefatte del governo pentastellato all’intera città è di lunga data. Oltre a non avere nessuna intenzione di riconoscere a Roma le peculiarità di una Capitale, esse intendono dirottare altrove migliaia di dipendenti pubblici, insieme alle attività economiche collegate alla vicinanza con i luoghi della decisionalità politica. In questa contraddizione il facile rifugio è di nuovo la propaganda. Così il leader leghista, a fronte della profonda crisi economica, occupazionale, sociale e culturale, con annessa deriva delle aziende pubbliche e fuga di quelle private, mentre interi comparti produttivi sono al palo, l’occupazione ristagna, i redditi diminuiscono e le povertà crescono vertiginosamente, rilancia la sua ricetta “illuminata” da via candoni, alla Magliana: “è l'ora di intervenire, spero di chiudere tutti i campi rom con lucchetto. Serve arrivare allo sgombero”. Se non fosse per le tragedie che la banalità del male ha prodotto ci sarebbe persino da ridere.

Per le forze progressiste e civiche è al contrario urgente distinguere la propaganda dalla politica e rimettere in moto idee, energie e progetti per il dopo-Raggi, con l’obiettivo di tirare fuori Roma dalla palude asfissiante in cui l’ha portata il M5s e di tutelarla dall’orda ostile dell’autonomia differenziata leghista, senza la riproposizione di esperienze amministrative che, aldilà di pregi e difetti, appartengono al passato e non al futuro. Oltre a ribattere alle menzogne e ai meschini inneschi di conflitti orizzontali e tra penultimi e ultimi della scala sociale, serve credere nella forza della democrazia e della partecipazione, puntare sulle primarie aperte e inclusive per il sindaco e in tutti i municipi dove non ci sarà continuità della proposta di governo, per delineare la leadership migliore e discutere di indirizzi e programmi in forma pubblica, con e nei quartieri, affiancando a temi e proposte la credibilità delle biografie individuali.

Come è urgente strutturare in forma stabile un laboratorio su Roma e per Roma, in cui elaborare e rendere comprensibile un’altra idea di città, in cui aggregare esperienze organizzate – di tutti i tipi e al di fuori di ogni gerarchia e pregiudiziale - e singole intelligenze con l’obiettivo di dotarsi di strumenti utili ad analizzare la metropoli per governarla meglio, mettendo insieme esperti e studiosi con la città che esiste e resiste, i movimenti, l’associazionismo, le persone impegnate nei lavori di cura - educatrici, operatori sociali, cooperazione - e nelle lotte per l'abitare e la dignità, i comitati civici, la produzione artistica e culturale dal basso, i creativi del lavoro e della produzione aggregati in coworking e fablab.

Con Liberare Roma abbiamo scelto di lavorare in entrambe le direzioni: la candidatura alle primarie di Amedeo Ciaccheri è generosamente in campo dai primi mesi del 2020 e, ad affiancarla, insieme a decine di realtà di base c’è un Comitato scientifico costituito da personalità provenienti dalla politica, dalla sfera tecnico-amministrativa, dalle professioni, dal mondo accademico, dalle organizzazioni sociali. C’è Daniele Vicari per il distretto dell’audiovisivo, Livia Turco per le politiche sociali, Giovanni Ragone per la valorizzazione dei beni culturali, Chiara Tonelli per l’urbanistica, Romano Benini per le politiche per il lavoro e l’impresa, Iglaba Scego per la cittadinanza culturale, Arturo Di Corinto per web e infrastrutture digitali, Aminata Kida per le politiche turistiche, Peppino Caldarola per la comunicazione istituzionale, Elisabetta Giustini per le politiche scolastiche ed educative, Giulio Marcon per le politiche di bilancio, Grazia Francescato per il patto per il clima, Francesco Forgione per l’antimafia sociale, Michela Cicculli per la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, Paolo De Nardis per università e ricerca, Patrizia Ricci per lavori pubblici e mobilità, Riccardo Valentini per l’economia circolare, Annunziata D’Orazio per la strategia energetica, Carlo De Angelis per mutualismo e cooperazione, Oria Gargano per il contrasto alla violenza sulle donne, Andrea Masullo per il ciclo dei rifiuti. Dopo le iniziative e i contributi scritti e in video conferenza, molti di loro animeranno le discussioni di Visionaria il prossimo settembre, in una settimana densa di incontri e dibattiti finalizzata a segnare un deciso avanzamento verso la definizione di un’idea innovativa di città, in alternativa ai declini che sono tutt’altro che inevitabili.

Il tempo è adesso, Roma merita passione, coraggio e generosità, oltre i calcoli e i posizionamenti: chiunque ne ha a cuore i destini batta un colpo

* Andrea Catarci, coordinatore del Comitato scientifico di Liberare Roma