Roma

Raggi sbatte sui posti chiave del Comune di Roma. Odissea di uno strazio

Rainieri e Minenna, riepilogo una spina d'agosto trasformata in trappola

Sono due dei posti chiave del Campidoglio, quelli di capo gabinetto e di assessore al Bilancio, ma sin dall'inizio sono stati anche una fonte pressoché inesauribile di problemi per la neosindaca Virginia Raggi. Che dopo aver rinunciato alla nomina di uno dei suoi fedelissimi, Daniele Frongia, poi promosso suo vice, aveva creduto di individuare in Carla Romana Raineri, magistrato che aveva già lavorato con il commissario Tronca all'anticorruzione, un profilo inattaccabile.

Illusione scioltasi però al sole di agosto quando è deflagrato il caso del 'maxicompenso' riconosciuto alla stessa Raineri: 193mila euro lordi l'anno, come certificato dalla delibera pubblicata sul sito del Comune.
A innescare la polemica, in casa Pd, erano stati il consigliere Marco Palumbo e il deputato Marco Miccoli facendo notare le differenze con gli ultimi quattro capi di gabinetto e concludendo con un sarcastico "Grazie Virgi per lo spreco". Anche la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, aveva usato l'arma dell'ironia: "Da Movimento 5 stelle a Movimento 5 stelle superiore extralusso".

Il neo capo di gabinetto alla vigilia di Ferragosto aveva replicato a colpi di interviste: "Io non guadagno tanto - spiegava - la differenza con il mio stipendio precedente è di 1000 euro al mese e con quei soldi devo pagare i viaggi per Milano dove risiede la mia famiglia e l'albergo a Roma. Non voglio essere usata dal Pd per fare battaglia politica, non voglio essere usata per mettere in difficoltà la sindaca. Io non raccolgo margherite, a fare il mio lavoro non ci può essere chiunque".

Poche ore ancora, e la guerra agli stipendi d'oro, cavallo di battaglia dei pentastellati, era sembrata trasformarsi nel più classico degli autogol quando ancora Miccoli anticipava la notizia di nuovo 'superstipendio', quello del capo della segreteria Salvatore Romeo, che "intascherà ben 120mila euro, il triplo di quanto prendeva prima".
Stavolta la reazione dei grillini era arrivata a stretto giro di facebook sotto forma di invito a "leggere i precedenti bilanci. Alemanno spese 6 milioni di euro, Marino 5,3, noi abbiamo fissato l'obiettivo a meno di 5 l'anno". In pratica, "almeno 300mila euro in meno rispetto all'ultima ammnistrazione di Marino e un milione in meno rispetto a quella di Alemanno. Maxi stipendi? No, maxi balle".

Se la nomina della Raineri aveva fatto discutere, non meno contestata era stata quella dell'assessore al Bilancio, Marcello Minenna, direttore dell'ufficio Analisi quantitative e innovazioni finanziarie della Consob. Ad attirare gli strali dell'opposizione in questo caso era stato proprio il presunto conflitto di interesse scatenato dal nuovo incarico. Ben tre le interrogazioni parlamentari sul caso, tese sostanzialmente a denunciare come Minenna avrebbe finito con il trovarsi nella doppia veste di controllore e controllato: da assessore sarebbe stato chiamato a vigilare su una società quotata come Acea e a decidere sull'emissione di obbligazioni comunali. "Non c'e' problema - aveva garantito lo stesso Minenna uscendo da una riunione in Campidoglio - e' una facoltà prevista dalla legge e non c'e' nessun doppio stipendio". Ancora qualche giorno, e a mettere la parola fine sulla querelle sarebbe stata lo stesso Collegio dei commissari della Consob, riconoscendogli all'unanimità l'aspettativa, garantita in modo retroattivo dal giorno della nomina. Minenna - che aveva bollato come "noiose " le polemiche che lo avevano investito lasciando alla Consob "decidere se lasciarmi completamente andare, concedendomi l'aspettativa, o tener conto della mia disponibilità a collaborare" in forma ridotta - libero dunque di dedicarsi full time alla sua nuova avventura professionale. Avventura interrotta bruscamente nelle ultime ore dalla notizia della revoca dell'incarico alla Raineri (revoca avallata da un parere dell'Anac) e dalla decisione di rassegnare le dimissioni.