Raggi sindaco di Roma: una città da ricostruire partendo dall'etica
Per Virginia Raggi sindaco di Roma, l'elenco degli ostacoli è grande come tutta la città. Un debito gigantesco da rinegoziare, un sistema dei trasporti sconquassato, un sistema di municipalizzate da riorganizzare, un'incuria generale, delle strade, delle aree verdi e dei beni pubblici da far impallidire. Una gestione dei rifiuti che fa spendere tasse folli ai romani e lascia i cassonetti stracolmi di spazzatura.
Ma soprattutto una città da ricostruire dal punto di vista economico, morale e pure culturale. Il compito del nuovo sindaco di Roma è mastodontico e non alla portata di chiunque. Una città lontana anni luce dall'epoca in cui voleva proporsi come “modello”. Da allora sembra passato un secolo.
Alla base di qualsiasi mossa c'è l'esigenza di rinegoziare il debito con la Cassa Depositi e Prestiti per poter abbassare le imposte locali più alte d'Italia e offrire maggiori servizi alle fasce deboli.
La questione rifiuti rappresenta un capitolo importante in una città che ha avuto la più grande discarica d’Europa ancora da bonificare, arranca sulla raccolta differenziata senza aver risolto la chiusura del ciclo dei rifiuti che sono inviati fuori città. La chiusura di Malagrotta da un giorno all'altro ha determinato un forte aumento delle tariffe di smaltimento, pesando in modo rilevante sul debito e anche sulle tasche dei cittadini. Un sistema che spesso “buca” la sua efficienza proprio per la difficoltà di conferire i rifiuti in impianti lontani.
Uno dei leit motiv della campagna romana è stata la “questione” delle buche: da molti cittadini sentita paradossalmente più urgente di quella del lavoro. Le strade con l'asfalto massacrato, dal centro alla periferia, sono in cima alle priorità da affrontare per i romani. Insieme al degrado che ha trasformato la capitale d'Italia in una città puzzolente, sporca, decadente.