Roma

Rai Report e Enci, la cinofilia in rivolta. Gli allevatori:”Manca una legge seria”

La polemica. Attilio Presta analizza gli effetti del coacervo legislativo sul mondo degli allevamenti

di Attilio Presta

Dopo l’inchiesta di Report sull’Enci non si fa altro che parlare delle interrogazioni Parlamentari e della risposta del Ministero. Poco però si parla degli Allevatori che operano con etica e serietà e che contribuiscono realmente alla tutela e alla selezione del Cane di Razza.

Questi invece sono stati investiti come uno tsunami da quella generalizzazione che è mal costume di noi italiani.

Dall'inchiesta di Report solo i lati oscuri

Quanto accaduto in Enci, se è vero così come dimostra l’inchiesta di Giulia Innocenzi, è gravissimo ma ogni inchiesta che mette in risalto lati oscuri (fine stesso di una inchiesta) non dovrebbe cancellare tutto quanto di positivo ed apprezzabile vi è nella cinofilia italiana, a partire proprio dagli Allevamenti Amatoriali.

Il settore soffre di una mancanza di leggi

Il susseguirsi di tutta questa attenzione mediatico/politica, alla parte sana della cinofilia, in questo momento, interessa poco. Il settore soffre prima di tutto della mancanza di una Legge Quadro che lo disciplini, e questo genera molti problemi a chi opera con serietà, professionalità ed Etica. Una Legge Nazionale che disciplini il settore degli Allenamenti del Cane di Razza, ad oggi relegato all’interpretazione della Legge 23 agosto 1993, n. 349: Norme in materia di attività cinotecnica. Da questa Legge che è per l’appunto del 1993, discendono tutte le varie Leggi regionali che hanno definito i parametri dell’Allevamento Professionale (20%), lasciando scoperto l’80% delle attività. Inoltre, l’autonomia Regionale in assenza di un riferimento Quadro, ha generato confusione, concorrenze sleali, favorendo l’allevamento “intensivo”, in infrastrutture di tipo “Canili” che seppure rispettose delle prescrizioni hanno poco di ciò che realmente serve al cane per il suo benessere, essendo lo stesso destinato alla vita in famiglia. Inoltre, e cosa più grave, favoriscono gli importatori e quindi cucciolate non socializzate, deprivate della mamma e che, spesso, in età adulta presentano anche problemi comportamentali e finiscono in canile. Un circolo vizioso questo, che solo un allevatore etico può contrastare e che invece si vuole colpire.

Gli allevatgori amatoriali puniti dal Dl 134

È di questi mesi, infatti, una grande preoccupazione tra tutti gli Allevatori amatoriali in merito al decreto Legislativo 134 del 2022 nel quale sono state inserite (si presume da qualche manina) alcune definizioni circa l'attività di Allevamento Amatoriale degli animali da compagnia che, se non meglio esplicitate, creeranno un danno enorme proprio a quegli allevatori "Amatoriali" che da sempre sono i veri (e forse unici) detentori della selezione e dell'approccio etico. Decreto questo (134/22) che nasce per recepire una Direttiva Europea di contrasto alle malattie degli animali e alla loro trasmissibilità all’Uomo che, pur elencando anche gli animali da compagnia non aveva previsto ciò che invece, e impropriamente, ha inserito il Ministero della Salute (e sarebbe interessante fare delle domande).

Il legislatore indifferente rispetto ai cani di razza

Tutto questo, ahimè, sarà pagato principalmente dai cani di razza, vittime ancora una volta della solita indifferenza del legislatore. e del suo vizio di accogliere qualche suggerimento inopportuno. Siamo ancora in tempo per rimediare e probabilmente anche per capire che non è possibile andare avanti senza una normativa completa e definitiva oltre che attuale rispetto ai cambiamenti che dal 1993 sono avvenuti. Oggi più che ieri, il cane è entrato nelle nostre famiglie e questo non solo richiede che ad occuparsi della selezione e della riproduzione siano soggetti etici e consapevoli ma non si può prescindere da regole uniche su tutto il territorio nazionale.

In attesa delle linee guida del Ministero

Per ora siamo in attesa che il Ministero emani il documento relativo al SINAC che fornirà le linee guida ( e quindi c’è ancora la possibilità di intervenire) ma se ciò non verrà fatto, il Legislatore deve essere consapevole che gli Enti e gli Organismi di controllo (Asl, Forestale, Nas ecc) che già si erano mossi, di fronte a situazioni che sono storiche ma che vanno oltre i parametri stabiliti dovranno intervenire non solo in maniera sanzionatoria ma anche sul destino dei cani eccedenti e fino ad ora, ufficiosamente, si sta parlando di sterilizzazione (contrariamente alle linee guida Internazionali e ritenuta violenza contro il benessere dei cani) o affidamento/cessione ai Rescue (strutture di volontariato che oggi si occupano prevalentemente del randagismo, senza minimamente porsi il problema che i cani anche in allevamento (in quelli amatoriali) vivono relazione affettiva e spesso familiare con l’allevatore .

E il Benessere Animale?

Alla luce di questo, c’è da chiedersi dov’è il tanto millantato rispetto per il Benessere Animale? Forse è merce di scambio con gli interessi politico economici di qualcuno? Ci auguriamo che sia solo distrazione e che acquisita l’informazione si corra ai rimedi.

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