Roma

Rapina Cinecittà, la verità: i banditi puntavano ad un bottino da 25 mila euro

Il gip Tomaselli ha convalidato l'arresto per Enrico Antonelli, il bandito arrestato, per omicidio, tentato omicidio e rapina aggravata

Rapina con sparatoria a Cinecittà, il gip di Roma Maria Paola Tomaselli ha convalidato l'arresto emettendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Enrico Antonelli, il rapinatore preso dopo il “colpo”. E dal suo interrogatorio emerge la verità: lui ed Ennio Proietti puntavano ad un bottino da 25 mila euro.

Per il gip le accuse nei confronti di Enrico Antonelli, 58 anni, per il fallito "colpo" del 5 novembre scorso al "Caffè Europeo" di via Antonio Ciamarra sono di omicidio, tentato omicidio e rapina aggravata. Nel tentativo di rapina a perdere la vita era stato il suo complice Ennio Proietti, che assieme ad Antonelli si era presentato nel locale per portare via l'incasso, ma che è stato colpito da un proiettile partito proprio dalla pistola del 58enne. Era stato ferito invece il proprietario del bar, un 56enne cinese, colpito dallo stesso proiettile. Le indagini dei poliziotti della Squadra Mobile sono state coordinate dall'aggiunto Nunzia D'Elia.

I colpi partiti dalla pistola di Antonelli sarebbero stati tre. Il primo, si legge nell'ordinanza firmata dal gip di Roma Maria Paola Tomaselli, ha ucciso il suo complice Ennio Proietti. L'altro ha ferito il 56enne proprietario del locale al bacino. Mentre il terzo proiettile è andato a vuoto. Dalla pistola di Proietti è partito invece un solo colpo, ma anche questo è andato a vuoto. Per ricostruire la dinamica sono risultate fondamentali le immagini delle telecamere di videosorveglianza interne al bar.

Infine la verità sul motivo della rapina: i due banditi puntavano a un "bottino" di 25 mila euro. A proporre l'affare era stato Proietti e Antonelli, dopo aver inizialmente rifiutato, aveva deciso di accettare a causa delle condizioni economiche precarie. Secondo quanto si legge sempre nelle carte, qualche ora prima della rapina Antonelli, che aveva conosciuto Proietti in carcere ad agosto scorso, si era anche recato nel bar per effettuare un sopralluogo e poi insieme con il complice aveva anche recuperato le armi. I due si erano poi mascherati il volto con caschi e scaldacollo.

Il piano, sempre secondo quanto dichiarato da Antonelli ai magistrati, prevedeva che Proietti avrebbe dovuto svolgere il ruolo di regista di copertura mentre a lui sarebbe toccato il compito di asportare il denaro dalla cassa. I due non potevano però prevedere la forte reazione da parte del tabaccaio, un 56enne cinese, che ha subito ingaggiato una colluttazione con i due banditi. Il resto è storia nota: Antonelli che esplode tre colpi di pistola, uccide il complice e ferisce il proprietario del locale. Poi l'arrivo dei poliziotti della Squadra Mobile e dei colleghi del commissariato Romanina, coordinati dall'aggiunto Nunzia D'Elia, e l'arresto di Antonelli.