Roma
Rapina in Prati, notte di caccia all'uomo. "Cliente assassino": forse ritirava preziosi



Da un lato l'analisi del dna dagli esperti del Ris, dall'altro la caccia a un uomo con la parrucca con il dubbio che Giancarlo Nocchia, il gioielliere ucciso mercoledì sera durante una rapina in Prati conoscesse, almeno di vista, il suo assassino. E non è escluso che l'omicida si sia travestito da cliente, passando nel primo pomeriggio di mercoledì a ritirare la sua prenotazione.
Come in ogni indagine che si rispetti, i Carabinieri del Reparto Operativo da 12 ore stanno lavornado ininterrottamente su diverse piste: intanto il dna lasciato sulla scatolina che custodiva uno dei preziosi, caduta durante la fuga, poi i ricettatori di gioielli, quindi l'identikit elaborato grazie all'analisi delle telecamere di videosorveglianza del negozio e della sede della banca che puntano sul marcipede. E poi i documenti trovati all'interno del laboratorio-negozio di via dei Gracchi.
"Sterilizzata" la scena del delitto e la zona in cui l'uomo con la parrucca ha lasciato le sue impronte, i primi interrogatori dei passanti potrebbero dare un aiuto al riconoscimento, ma è nel mondo dello spaccio che si rivolgono le attenzioni degli inquirenti. Tra crisi economica e "calo dei consumi", da tempo una serie di fatti delittuoso accaduti in città sono legati a "debiti" degli spacciatori che, di fronte alla possibilità di pagare anche con la vita la merce non saldata, spesso tentano azioni che hanno come unico obiettivo quello di far cassa.
Intanto si attende l'esito dell'autopsia che dovrebbe confermare la prima ricostruzione dei militari del Reparto Operativo e del medico legale: ad uccidere il "maestro" Giancarlo Nocchia, sarebbe stato un solo colpo alla testa con un oggetto molto pesante. Si pensa ad un lume con la base d'avorio ritrovato nel negozio. Un solo colpo perché disperato dalla violenza, all'ennesima rapina l'uomo avrebbe reagito, forse riconoscendo il suo assassino.
“È impensabile che possano accadere cose del genere. Siamo stanchi. Non era la prima volta che era vittima di rapine. Mi aspetto una risposta dalla politica e dalla magistratura. Giusta la solidarietà, ma servono condanne più certe e più aspre per chi fa queste cose. Ci vuole un messaggio chiaro e forte ai cittadini”. Così Claudio Pica, esercente e cognato di Giancarlo Nocchia. “Era una persona squisita, amata da tutti, una persona eccezionale", aggiunge.