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Roma
Ratzinger, quando la “mafia di san Gallo” preparava nell'ombra la successione
Papa.Ratzinger

Benedetto XVI: oltre ad essere stato Patriarca di Roma e Papa della Chiesa Cattolica è stato uno dei più grandi teologi dell’epoca moderna. Era uomo pio, sicuramente mite. Lui amava gli animali e segnatamente i gatti. Certamente lui, però, più che ad un felino era assimilabile ad un agnello. Forse per questo alcuni poteri internazionali ma radicati anche all’interno della Santa Sede lo hanno aggredito con ogni mezzo, criticato in maniera violenta per le sue posizioni cattoliche considerate intransigenti.

censurato tanto da impedirgli di parlare all’Università di Roma la Sapienza dove un gruppo di docenti universitari firmarono una lettera tremenda contro di lui.

Non c’era occasione di ogni suo intervento pubblico perché non fosse preso a pretesto per attaccarlo. E all’interno dell’universo della Santa Sede, alcuni cardinali e alti prelati, tra cui i componenti dell’autodefinitasi “mafia di san Gallo” festeggiavano ad ogni assalto fatto al suo magistero e ne preparavano la successione in riunioni carbonare.

La gara per rendergli omaggio dopo la morte

Ora, sia a livello internazionale che qui in Italia, con una ipocrisia mai vista quanti lo osteggiavano, quanti lo criticavano anche in maniera pretestuosa, quanti complottarono contro di lui all’interno di Santa romana Chiesa, fanno a gara a rendergli gli onori post morte. Con la scomparsa Benedetto XVI lascia insoluto un enigma le cui conseguenze potrebbero essere devastanti nel futuro della Santa Sede. Cerchiamo di capire. Abbiamo scritto che Poteri economici, quelli con la “P” maiuscola, politici ma anche sistemi ideologici ed esoterici che da secoli hanno cercato di minare il cattolicesimo ingaggiarono contro di lui un confronto gigantesco. Il complesso bancario e finanziario internazionale cercò di strozzare il Vaticano. Non funzionava più nulla nel sistema delle carte di credito in Vaticano. I bancomat, i cui schermi dialogano con i clienti in latino, e le carte di credito non autorizzavano più le transazioni. Ai Musei Vaticani si poteva pagare il biglietto solo in contanti, con danno enorme visto che i turismi sono soliti usare la moneta elettronica. Si voleva costringere Benedetto a fare come Celestino V: dimettersi. Se il pontefice regnate avesse fatto un passo indietro tutto si sarebbe risolto, in caso contrario per la Santa Sede ci sarebbe stata una agonia che l’avrebbe portata alla morte. Il papato sarebbe finito.

Cona la declaratio del 28 febbraio i bancomat della Santa Sede ripresero a funzionare

Quando Benedetto, annunciato il suo passo indietro con la “Declaratio” scritta in latino, dopo qualche giorno, alle ore 20 del 28 febbraio 2013, andò via dal Vaticano, e come per incanto, mentre l’elicottero si sollevava con il papa a bordo per trasferirlo a Castel Gandolfo, tutto riprese a funzionare: le carte di credito e i bancomat tornarono attivi così come le transazioni economiche internazionali. Il messaggio dei poteri economici fu forte e chiaro, ma forse Benedetto XVI “fregò” i suoi nemici. Benedetto XVI, messo nelle condizioni di non poter esercitare il suo “compito” di Papa, ruolo di fatto “impeditogli”, escogitò forse una strategia. Infatti, il pontefice scrisse delle “dimissioni” che o erano viziate di nullità, perché costretto a darle, oppure, ancora, contenevano un sorprendente elemento che avrebbe lasciato al vertice massimo della Chiesa Cattolica.

Il giallo delle dimissioni nell'assenza del "Munus"

Forse Benedetto, contando sulla sostanziale ignoranza dei laici e di molti ecclesiastici in materia canonica – papa Francesco, per esempio, pur essendo un gesuita è un perito chimico senza laurea in teologia – usò termini nella “Declaratio” che non significavano le dimissioni “tout court”. Se Benedetto XVI avesse voluta dare le dimissioni da Pontefice nella Declaratio avrebbe detto di rinunciare al “Munus”. Invece dichiarò di rinunciare solo al “Ministerium” cioè all'esercizio pratico amministrativo delle sue funzioni di papa lasciandosi intatto il suo potere “regnante”. A leggere la sua dichiarazione in Latino sembra proprio così.  In qualsiasi lingua (eccetto il tedesco) il termine Munus e Ministerium si traducono con la stessa parola: Ufficio, Incarico o altri sinonimi; non in Latino e non in tedesco dove ci sono due termini diversi che sostanziano la natura e le attribuzioni di un “incarico”.  No. Non è questione di lana caprina. Forse per questo motivo Benedetto aveva conservato tutti i simboli del potere pontificio e aveva continuato a dirsi papa. Sino alla morte.

Il ruolo del maestro di Palazzo

“Il papa – diceva Benedetto - è solo uno”. Sornionamente però non specificava chi fosse il “solo” Papa, se lui o Bergoglio. E chi è allora Bergoglio, l'uomo che amministra la Chiesa da due stanze dell'albergo di Santa Marta? In Vaticano si getta acqua sul fuoco ma secondo molti principi della Chiesa, che avevano capito sin dall'inizio il tragico errore, Francesco è da considerare una sorta di Maestro di Palazzo, come avveniva presso i Franchi con i Re Merovingi, dove i sovrani regnavano ma l'amministrazione dei regni era nelle mani dei Maestri di Palazzo. Avvenne poi che il maestro di Palazzo Pipino il Breve esautorò l'ultimo re Franco, Childerico III, rubandogli il trono con la benedizione dell’allora papa di Roma. Forse Benedetto XVI voleva fare come gli attuali Re d’Inghilterra e come faceva la Regina Elisabetta, che “Regnava ma non Governava” mentre il potere dell’amministrazione è nelle mani del primo ministro. Cosa significa tutto ciò?

Cosa è successo durante il Conclave?

A questo punto c’è da chiedersi cosa sia successo veramente durante il conclave in cui sarebbe stato eletto Bergoglio. Sulla validità della elezione di Bergoglio il giornalista Antonio Socci aveva sollevato molti dubbi, così come un altro giornalista, Andrea Cionci, ha scavato a fondo sulla questione del “Numus” e del “Ministerium”. Insomma, ora Bergoglio è Papa oppure no? Giovedì 5 gennaio Bergoglio officerà le esequie di Benedetto XVI come papa effettivamente regnate o come sostanzialmente un Maestro di Palazzo omologo di quel Pipino il Breve Maggiordomo del re di Neustria? E soprattutto Bergoglio è cosciente di questo? Era Bergoglio complice di Ratzinger, oppure rimase pure lui vittima, con i suoi amici della “Mafia di san Gallo” della sottigliezza di Benedetto XVI? Agli storici e ai giuristi l’ardua sentenza.

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