Roma
Recovery Fund, il libro dei sogni della Raggi: 159 progetti e nessun piano
Il senatore Francesco Giro sui progetti per Roma inseriti nel Recovery Fund: “Ecco quello che servirebbe veramente alla città”
di Francesco Giro *
L'ottobre scorso la sindaca Raggi ha presentato in Campidoglio, con la viceministra grillina all'Economia Castelli, il suo libro dei sogni: 159 progetti per Roma Capitale, suddivisi in 5 ambiti, per complessivi 25 miliardi di euro, da finanziare attingendo ai 209 miliardi destinati all'Italia con il Recovery Fund.
Nessuna obiezione se non fosse una lista della spesa, un piano senza alcuna scheda di progetto, messo frettolosamente sul tavolo tanto per mettere le mani avanti, come ammette la Sindaca quando dice di aver tirato fuori dal cassetto tutti i progetti (anche le famose funivie) su cui lavora da 4 anni sperando di salvarne qualcuno. Non mi pare un buon sistema e soprattutto non è così che si promuove una visione di città e di Capitale europea. Che poi è quello che ci chiede l'Europa: avere una chiara visione in testa e soprattutto, come ricorda un economista che di queste cose se ne intende come Fabrizio Barca, di fissare gli obiettivi che i progetti tematici e d’ambito si propongono di raggiungere.
L'Europa non chiede titoli ma risultati: “ogni progetto va abbinato al risultato atteso in termini di qualità della vita”, nei settori che vengono indicati come la lotta alla povertà e alle disuguaglianze, politiche abitative, digitalizzazione della P.A., sovranità dei dati. Mentre quello del Campidoglio, pur tenendo conto dei cluster di progetto, assomiglia piuttosto ad una lotteria dove chi compra più biglietti confida nel buon esito del sorteggio finale. Anche leggendo i capitoli dei 5 singoli ambiti sembrano infilati lì per tentare la sorte: 1) inclusione sociale e rigenerazione urbana; 2) mobilità sostenibile e integrata; 3) infrastrutture sicure ed efficienti; 4) transizione ecologica; 5) digitalizzazione e innovazione. Sono parole d'ordine, senz'altro corrette, ma senz’anima, che ormai appartengono al lessico comune della politica che promette meraviglie ma poi stenta a mantenerle. E difatti nell'elenco a 5 Stelle c’è di tutto.
Due miliardi per l’acquisto di 10mila alloggi disponibili sul mercato e sparsi nella città da destinare all'edilizia popolare per tagliare le liste d'attesa ed evitare di costruire nuovi quartieri dormitorio, 1,3 miliardi per la riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica oggi fatiscente. Dodici miliardi per la mobilità con il prolungamento di 49 km di nuove linee metropolitane (metro B,C,D), 43 km di linee tranviarie e la realizzazione delle famose funivie urbane. Un miliardo e mezzo per sistemare le vie consolari, strade comunali e gallerie. E poi nell’ambito della transizione ecologica 3 miliardi per l'efficientamento energetico delle scuole, 1,5 miliardi per le case popolari e gli uffici pubblici, 500 milioni per l'illuminazione pubblica e 300 milioni per nuovi impianti multilaterali e Tmb per i rifiuti. E poi i 550 milioni per nuovi sistemi di digitalizzazione per una città smart nella mobilità, nella logistica, nella pianificazione urbanistica delle strade e delle piazze tutte provviste di dispositivi e servizi digitali. E infine il progetto “100 luoghi” (esattamente non si capisce cosa e dove sia) per la creazione di 100 poli civici polifunzionali dal costo complessivo di 530 milioni e gli 80 milioni per salvare dal degrado lo Stadio Flaminio. Insomma di tutto di più! Anzi giorni fa si è aggiunta, last minute, anche la proposta per 400 milioni della navigabilità del Tevere da Ostia al cuore di Roma fino a Castel Giubileo. E di fronte a queste buone intenzioni è difficile dire di no. Ma sono e restano tali. Molto meglio selezionare e puntare su poche cose ma concrete e soprattutto portarle sul tavolo che conta, quello del governo e del Parlamento con i quali la Raggi non ha mai costruito un rapporto istituzionale e politico serio neppure con la sua maggioranza grillina a Palazzo Chigi, prigioniera di un mal riposto sentimento dell’autosufficienza.
Noi al contrario preferiamo scegliere e promuovere alcune priorità: un secondo Gra per Roma per aiutare da un lato la mobilità dei cittadini e dall'altro la nascita di nuovi poli produttivi nel settore industriale, commerciale e agroalimentare, ancora scarsamente infrastrutturali con la Capitale; la chiusura dell'anello ferroviario, un obiettivo a portata di mano ma finora mai centrato; il prolungamento della Metro C verso Roma Nord oggi la più trascurata; rilancio in grande stile delle tranvie su tutto il territorio urbano e il rinnovo dei mezzi del trasporto pubblico locale che va proseguito. Inoltre occorre affrontare senza pregiudizi ideologici l’emergenza rifiuti a Roma realizzando impianti di ultima generazione per la valorizzazione energetica del rifiuto solido urbano. Su questo fronte sia i 5 Stelle che il Pd, con motivazioni diverse ma convergenti, hanno finora bloccato ogni progetto costringendo la Capitale al deprecabile fenomeno del “turismo dei rifiuti” con immondizia spedita ovunque, dal nord d'Italia ,nelle regioni degli odiati leghisti, a tutta Europa, dalla Germania alla Romania. Va inoltre perseguito in ambito sociale, previsto dal Recovery Fund, l’obiettivo di dare a ciascun bambino un asilo nido.
Ecco noi vorremmo più concretezza. I sogni lasciamoli alla psicoanalisi o alla narrativa. E mentre chiudo questo contributo leggo l’appello lanciato dal collega parlamentare del Pd, già consigliere e assessore regionale del Lazio, Claudio Mancini, di promuovere un patto trasversale in parlamento su alcune proposte per Roma Capitale “da agganciare ai filoni di investimento” europei anche in vista del Giubileo 2025 e degli investimenti delle Aziende di Stato nella Capitale, che siano però, aggiungo io, progetti credibili e non le solite astrazioni di una suggestione collettiva e romantica di una città che non esiste più e che va al contrario rifondata. Se però è vero ciò che leggiamo nelle carte finora disponibili del Recovery Plan la Capitale pare una cenerentola. C’è poco o nulla e questo non dovrà essere! Anche perché persino Zingaretti, oggi il maggior azionista del governo, dopo i ripetuti crolli elettorali dei 5 Stelle, batte cassa per la sua Regione Lazio chiedendo risorse fra l'altro per la costruzione dell'autostrada Roma-Latina, per le nuove linee ferroviarie leggere a Nettuno e Civitavecchia e per il polo della conoscenza a Tor Vergata.
* Francesco Giro, Senatore di Forza Italia e Segretario del Senato della Repubblica