Roma

Recovery Fund, Raggi sequestra il futuro di Roma: 159 progetti e nessun piano

La Giunta M5S sbaglia approccio al Recovery Fund: il “Piano di sviluppo resiliente, sostenibile e inclusivo” non è un Piano. L'opinione di Andrea Catarci

di Andrea Catarci *

Lo sgoverno quotidiano, l’assenza completa di un’idea di sviluppo e la propaganda così banale da risultare offensiva per la stessa intelligenza dei Romani non bastano più. La Sindaca Raggi è decisa a espropriare anche il futuro della città, sprecando la grande e irripetibile occasione di ottenere le ingenti risorse del programma europeo Next Generation EU, noto come Recovery Fund.

Nelle modalità non c’è nulla di nuovo, sono le stesse di quando dispiega tutta la potenza dei media e dei social per magnificare le sue grandi realizzazioni, da ultimo il pergolato che a villa Sciarra mantiene sollevate le piante rampicanti: convoca una conferenza stampa in pompa magna, si fa affiancare in questo caso dal suo assessore comunale al bilancio Gianni Lemmetti e dalla vice ministra dell’economia Laura Castelli, illustra il Piano di sviluppo resiliente, sostenibile e inclusivo della città che ha inviato al governo Conte, finalizzato a produrre “un salto di qualità” e a “colmare il gap con le altre Capitali”. Senonché già in questa prima frase apparentemente innocua si nasconde un abbaglio mastodontico nell’approccio: le istituzioni europee non hanno stanziato i 750 miliardi in ballo per colmare i gap storici ma per rispondere all'emergenza post-pandemia, destinandoli in misura maggiore ai Paesi più colpiti. Non è una questione di lana caprina. Se i documenti europei vengono mal interpretati e non si comprende né l’oggetto né le regole della partita, sarà davvero difficile giocare al meglio le proprie chance nei prossimi mesi.

Il “Piano di sviluppo resiliente, sostenibile e inclusivo” in realtà non è un Piano

La conferma arriva dalla lettura di quello che un Piano non è. Si tratta di un elenco di progetti suddivisi in 5 ambiti, inclusione sociale e rigenerazione urbana, mobilità sostenibile e integrata, infrastrutture, transizione ecologica, digitalizzazione e innovazione. Nella prima stesura di Giunta (memoria n. 48/2020) erano 159 con l’indicazione dell’importo relativo, dai 2 miliardi della scheda n. 1 “Acquisizione diretta di unità immobiliari da destinare ad alloggi Erp” ai 600 milioni della n. 159 “Metropolitana di Roma Linea D Lungotevere Dante_Cavalieri”. Probabilmente sono state apportate lievi modifiche, resta tuttavia un totale di oltre 25 miliardi di euro di cui circa 12 miliardi sulla mobilità con la previsione di nuove linee metro, linee tranviarie e 2 funivie urbane. C’è chi lo ha definito un libro dei sogni, chi una lettera a babbo natale, chi una lista della spesa, chi il documento del vaniloquio. Che sia più o meno così lo ha confermato la stessa Raggi, confessando di aver fatto una semplice raccolta dell’esistente: “Abbiamo presentato progetti per 25 miliardi prendendo tutti quelli su cui abbiamo lavorato in quattro anni. Ora vediamo quanti ce ne daranno, ma intanto io li ho chiesti". Siamo dunque di fronte a un’accozzaglia disordinata da cui non emerge nessuna visione generale né tantomeno nessuna consapevolezza su quali siano gli asset su cui sarebbe necessario concentrare gli investimenti per rilanciare la città dopo l’impatto del covid19. C’è da sperare che qualcuno dalle postazioni di governo nazionale si faccia sentire, altrimenti ci sono tutte le premesse per un clamoroso fallimento che si pagherà duramente.

Ci sono altri buchi neri nell’impianto della Raggi sul Recovery Fund

Sarebbe poi interessante sapere quante delle richieste abbiano una reale progettazione a supporto per essere eventualmente presentabili per tempo – qualora il governo li reputi adeguati - ma a questi aspetti non è stata dedicata nemmeno una parola. Sono considerati dettagli, si pensa altezzosamente che sia sufficiente parlare con la vice ministra del proprio partito e chiedere al governo nazionale “amico”. Che in ogni caso a sua volta deve girare le richieste alle istituzioni europee, le stesse che hanno sollecitato in tutti i modi la qualità dei progetti, l’originalità e il rispetto degli obiettivi indicati: il sostegno alla transizione verde e digitale nell’ottica di una crescita sostenibile, la promozione della coesione economica, sociale e territoriale, l’attenuamento delle conseguenze del coronavirus.

Va ricordato, infine, che per l’erogazione dei finanziamenti oltre alle verifiche finali è previsto il “soddisfacente conseguimento di obiettivi intermedi”, che diano le prove della realizzabilità e degli stati di avanzamento delle proposte, pena la sospensione e l’annullamento. Ve li immaginate i riscontri che avranno gli esperti europei sui 49 km di metropolitane nuove, visti i tempi biblici e i continui stop and go che hanno sempre caratterizzato la realizzazione di tali infrastrutture di trasporto? Neanche stavolta, come sarebbe necessario, si punta su riuso e adeguamento dell’esistente, malgrado lo stato indecente in cui versano linee fondamentali come la Roma Lido e le Ferrovie Roma Nord.

Va impedito che le opportunità del Recovery Fund sfumino nel nulla, ora.

L’esperienza di governo della Sindaca Raggi e del M5s capitolino è ai titoli di coda. Il loro sgoverno ha peggiorato lo stato di salute della città in ogni campo e ha evidenziato la grave insufficienza di pensieri lunghi. Disperatamente prova a promettere un cambiamento radicale attraverso i finanziamenti europei, nell’apoteosi della propaganda quotidiana. Le destre attuali sono per loro natura essenzialmente antiromane, oltre ad avere l’attitudine a speculare sulle contraddizioni sociali anziché perseguire l’obiettivo della soluzione di problematiche complesse. Lo schieramento democratico che finalmente comincia ad assumere una sua fisionomia con la scelta di andare a primarie per individuare indirizzi programmatici e candidatura a sindaco rappresenta la sola forza in grado di invertire la tendenza attuale al declino. Per non dover scalare montagne ulteriormente complicate dopo è però necessario incalzare e ridurre a ragionevolezza l’attuale giunta ora, prima che lo sfacelo sul Recovery Fund da potenziale diventi reale.

* Andrea Catarci, coordinatore del Comitato scientifico di Liberare Roma