Referendum, la Raggi esulta ma il Patto per Roma va in cantina
Con le dimissioni di Renzi, il M5S rimane senza interlocutore
di Valentina Renzopaoli
Il Patto per Roma, ad un passo dalla trattativa con il Governo, dopo le dimissioni del premier Renzi, rischia ora di rimanere fermo sul tavolo del sindaco Virginia Raggi, scavalcato da ben altre priorità.
Il sindaco, solo pochi giorni fa, aveva incassato la disponibilità di Renzi che si era detto “pronto” a discutere il piano che vincolasse il Governo a trasferire finanziamenti alla capitale. E il Campidoglio ci ha lavorato, nell'intenzione di presentare il dossier subito dopo il voto: ogni assessorato ha elencato le proprie richieste e il tutto è stato riassunto in un breve documento articolato principalmente su tre punti: patto di stabilità, piano di rientro dal maxi debito e richiesta fondi per impiantistica sportiva.
Secondo le ultime notizie, il piano varrebbe oltre 2 milioni di euro da destinare a trasporti, decoro, gestione dei rifiuti. Una cifra pari a quella che il Governo avrebbe dato alla capitale in caso di Olimpiadi, che lo stesso M5S non ha voluto. Soldi indispensabili per le casse capitoline, senza i quali per Roma sarebbe una tragedia.
Ma ora il Piano rischia di essere messo in cantina. Una specie di autogoal per la giunta a 5Stelle che paradossalmente ha perso il nemico numero uno ma anche il suo interlocutore.
La Raggi dovrà ora vedersela con il prossimo Ministro dell'Economia ma presumibilmente, il prossimo Governo, che sia “tecnico” o “tecnico-politico”, avrà un principale e urgentissimo obiettivo: quello di portare a casa alla velocità delle luce una nuova legge elettorale, non certo quella di trasferire soldi a Roma.
E per la giunta Raggi saranno dolori, alle prese con la gestione di una città ferma al palo.