Roma

Regione Lazio: Leodori candidato alla presidenza, D'Amato spento dal Covid

Grandi manovre a sinistra: il gruppo che fa capo a Franceschini in pole verso la candidatura alle Regionali Lazio 2023

Non lo dite a Nicola Zingaretti ma il “cavallo” sul quale puntava tutto per la successione alla guida dell'impero Regione Lazio, l'assessore Alessio D'amato, forse resterà ai box. Al suo posto si candida a correre a presidente-Governatore, il vice Daniele Leodori.

L'eterna lotta tra le correnti-anime del Pd sembra destinata a concludersi almeno nel Lazio con una nuova vittoria dei franceschiniani, la corrente di pensiero che fa capo al ministro Dario Franceschini e ambisce a mandare in pensione l'asse di potere costruito nella seconda parte degli Anni Novanta dal duo Bettini-Zingaretti che, sino al 2019 sembrava invincibile. E anche il successo “dalemiano” di Gualtieri a Roma pare sia alla base del baratto con la Regione: nella Capitale i dalemiani:; in regione Lazio i franceschiniani. Accordo fatto, pari e patta.

L'allievo fa le scarpe al maestro

Invece, il vento è cambiato, Zingaretti non è più alla guida del Pd, Roma con Gualtieri è sempre più organica ad Enrico Letta e alla fine il vice al quale Zingaretti ha consegnato la Regione Lazio durante la sua esperienza nella segreteria del Pd, sembra proprio che sia riuscito a fargli le scarpe.

Abile tessitore della trama “inclusiva” che ha portato le Cinque Stelle Lombardi e Corrado ad entrare in Giunta Regionale, Leodori da Zagarolo è intenzionato a replicare lo schema Pd-5 Stelle ma valutando con grande attenzione il “peso reale” del Movimento, alle prese con una possibile scissione e con il redde rationem tra stellati della prima ora e seguaci di Giuseppe Conte.

A gennaio il convegno propedeutico

Le prime avvisaglie del movimento tellurico interno al partito ci sono all'inizio di gennaio nel corso di uno degli infiniti convegni coni quali la politica tenta di mandare messaggi e sondare il terreno e organizzato proprio da Leodori e con un titolo ambiziosissimo: “Insieme per il Lazio 2030”. Se non fosse per la guerra in Ucraina che ha seguito la pandemia, più che la speranza di costruire un progetto a lungo terine, sembrerebbe una “minaccia politica”. E chi c'era in sala con Leodori: l'eurodeputato Smeriglio, il Rettore de La Sapienza Antonella Polimeni, rappresentanti di Unindustria, Lorenzo Tagliavanti di Camera di Commercio e Bombardieri della Uil. Ah, c'era pure Roberta Lombardi in rappresentanza del Movimento.

E Alessio D'amato? Non si è ancora arreso. Tra i due è in corso una singolare battaglia sull'immagine sui temi più caldi. D'Amato punta tutto sul Covid, Leodori spinge sul sostegno e il consenso delle imprese e dei redditi più bassi sostenuti a colpi di aiuti e aiutini e con continui stanziamenti di fondi.

In questo scenario, il vecchio sogno della Lega di anteporre al Pd un proprio candidato si infrange contro l'inconsistenza dell'opposizione. Oggi in Regione Lazio la somma di Lega e Fratelli d'Italia è l'ultimo dei pensieri del blocco di sinistra proiettato verso una vittoria anticipata. Salvo sorprese, il Lazio proseguirà la sua vita a sinistra. Cambierà il cavallo ma non la scuderia. E l'unica sorpresa viene proprio dal Bilancio regionale "bocciato" dalla Corte dei Conti e sul quale la minoranza non ha fatto neanche le dichiarazioni di voto. 

E le Primarie? Per il Pd saranno la solita festa di popolo, la strategia elettorale per polarizzare la campagna.