Roma

Regione Lazio e rifiuti, svelato il mistero degli Egato: carrozzoni elettorali

di Donato Robilotta

La Regione ormai dimissionaria vuole nominare i vertici degli ambiti territoriali: uno scherzo da 2 mln di euro l'anno che finirà alla Corte dei Conti

In Regione Lazio stanno scherzando con il fuoco, forse perché forti delle tante coperture di cui hanno goduto in questi anni o probabilmente perché di fronte a una probabile sconfitta stanno perdendo la testa e raschiano il barile.

E’ in questo contesto che va inquadrata la vicenda degli Egato, acronimo complicato che sta per “enti di governo d‘ambito territoriale ottimale” per la gestione integrata dei rifiuti urbani, previsti da una legge regionale fatta approvare in fretta e furia a fine luglio di questo anno e che ora la giunta regionale dimissionaria, in carica solo per l’ordinaria amministrazione e a Consiglio sciolto, cerca di costituire.

Piano rifiuti inutile ma spuntano gli enti di gestione Egato

E’ paradossale che la giunta Zingaretti, dopo aver approvato un piano regionale sui rifiuti, che è fuffa ed ha mandato in emergenza l’intera regione, non solo non abbia sentito la necessità di modificarlo, dopo la evidente bocciatura del governo Draghi con l’affidamento a Gualtieri della competenza a prevedere il termovalorizzatore, ma ha fatto approvare gli enti di gestione dei rifiuti che non sono altro che dei veri carrozzoni elettorali di cui non vi era nessuna necessità.

La legge prevede la costituzione di questi enti in base al numero degli Ato – ambiti territoriali ottimali per la gestione dei rifiuti - che come prevede il piano rifiuti approvato nel 2020 sono in tutto cinque, uno per provincia, specificando che l’Ato della città metropolitana di Roma Capitale prevede due sub ambiti (Roma capitale e l’ex Provincia). Mentre la legge Regionale prevede da subito che l’Ato della città Metropolitana di Roma Capitale è limitato ai soli comuni dell’ex provincia con l’esclusione della di Roma.

La Regione Lazio chiude gli occhi sul termovalorizzatore

La Regione si impegna (sic) a modificare il piano rifiuti per individuare due distinti Ato, uno per il territorio di Roma Capitale e uno per il restante territorio dell’ex Provincia. Peccato che ad oggi la giunta uscente si sia guardata bene dal modificare il piano rifiuti, per evitare di affrontare la questione del termovalorizzatore a Roma, preferendo comportarsi così da Ponzio Pilato.

Gli organi degli Egato sono: l’assemblea dei sindaci appartenente all’Ato, il Presidente, eletto dall’assemblea, il consiglio direttivo composta da 4 persone, eletto sempre dall’assemblea, il direttore generale, nominato dal consiglio direttivo e il revisore dei conti, nominato dall’assemblea dei sindaci. Il presidente ha un compenso pari all’80 per cento dell’indennità del presidente della Regione, circa 8 mila euro mensili, il consiglio direttivo il 40 %, circa 4 mila euro al mese. Il tutto, 1 presidente e 4 consiglieri per 6 Ato, ha un costo complessivo di circa 144 mila euro al mese, 1.728.000 euro all’anno. Senza tener conto dei costi di 6 direttori e 6 revisori dei conti.

Egato: il duplicato delle Province

Un costo spropositato per degli enti inutili e dannosi, perché le loro funzioni potrebbero essere gestite benissimo dalle Province, che hanno l’assemblea dei Sindaci come organo base ed hanno competenze in materia ambientale, tanto che redigono il piano provinciale per l’individuazione dei siti dove ubicare l’impiantistica.

Gli Ato corrispondono alle Province che hanno il know how nella gestione dei rifiuti, quindi sono gli ambiti naturali per la gestione del servizio dei rifiuti. E’ paradossale che l’attuale assessore regionale ai rifiuti abbia incessantemente chiesto alle Province di individuare i siti per le discariche ma non abbia pensato di affidare loro le competenze di gestione dei rifiuti senza costituire questi nuovi carrozzoni.

La giunta regionale il 16 Novembre ha approvato la delibera - a norma del comma 6 dell’articolo 3 della legge 14/2022- istitutiva degli Egato - per definire i criteri ai fini della determinazione della quota di rappresentanza dei comuni all’interno dell’Egato.

Faccio presente che la delibera di giunta è del 16 novembre, quando il consiglio regionale è stato sciolto con decreto del Presidente del Consiglio, Vincenzi, il 12 Novembre a seguito delle dimissioni di Zingaretti dell’11 dello stesso mese. La giunta dunque è dimissionaria e dovrebbe dedicarsi solo all’ordinaria amministrazione.

Il presidcente facente funzioni ipoteca i ricorsi elettorali

La cosa più grave è il decreto di convocazione dell’assemblea degli Egato, ai fini della elezione del presidente e del consiglio direttivo, che la legge prevede debba essere sottoscritto dal Presidente della Regione e invece viene firmato da Leodori, nella sua qualità di vice presidente della giunta regionale. Mi permetto di far notare che l’attuale vice presidente della giunta sta sostituendo il presidente Zingaretti, nelle funzioni di guidare la giunta per l’ordinaria amministrazione, in base a un decreto del Presidente del Consiglio che è fortemente carente della motivazione per la quale Zingaretti sia impedito a continuare a esercitare la funzione di Presidente sino alle prossime elezioni.Decreto che cozza con lo statuto della Regione che prevede che il vice presidente subentri al Presidente solo in caso di impedimento permanente e non è questo il caso di Zingaretti, che si è dimesso per incompatibilità.

Io continuo a credere che il decreto del Presidente del Consiglio, che fa subentrare il vice presidente Leodori, abbia seri profili di legittimità alla luce delle norme statutarie e vedremo cosa succederà quando chi non verrà eletto farà ricorso al Tar, come avvenuto ad ogni elezione.

In ogni caso questo della convocazione dell’assemblea degli Egato non è un atto di ordinaria amministrazione e se potessi dare un consiglio non richiesto a Leodori gli direi francamente di soprassedere, di annullare i decreti di convocazione, anche per evitare danni erariali, e di consentire che la costituzione di questi enti venga fatta dalla nuova giunta. Anche perché la nuova maggioranza che uscirà dalle urne potrebbe essere contraria a questi enti e assegnare le competenze degli Egato alle Province, come da anni richiede l’Unione delle Province a livello nazionale.