Roma

Renzi sfida Salvini. Con Andreotti e Craxi non sarebbe mai accaduto. L'analisi

Nella Prima Repubblica di Andreotti, Moro e Craxi un’idea simile sarebbe stata impossibile da proporre e attuare. Il paragone con lo sport

di Patrizio J. Macci

Matteo Renzi fresco scissionista dal Partito democratico in camicia bianca sfida Matteo Salvini "re dei sondaggi con tendenza quaranta per cento" a un confronto pubblico inviandogli un messaggio con il telefono, il leghista accetta. Questi sono i fatti. Il guanto di sfida è digitale, l’annuncio del lancio è avvenuto in uno studio televisivo.

Nella Prima Repubblica di Andreotti, Moro e Craxi (sembra preistoria solo a pensarci) un’idea simile sarebbe stata impossibile da proporre e attuare. Nessun politico si sarebbe mai sognato di partorire una proposta siffatta perché avrebbe ricevuto un diniego con allegata una risposta che suona più o meno così: “Prima gioca le qualificazioni (dimostra con i voti quello che vali) e poi ne parliamo”.

Invece Salvini abbocca all’amo e concede a Renzi una ribalta mediatica unica, laddove il giorno della costituzione del suo partito due sono stati i commenti che hanno galoppato nel Palazzo: “E' nato il Psdi di Nicolazzi e Cariglia” e hanno scelto come nome Italia Viva perché “Forza Italia è stato già usato” e “Viva l’Italia” è il titolo di una canzone. Come se una squadra di calcio che milita in un campionato regionale sfidasse la Juventus, o un tennista che non è nella classifica dei primi cinquecento nel mondo chiedesse di misurarsi con il giocatore in testa al ranking.

La possibilità di prendere una sonora batosta per il campione in carica (in questo caso Salvini) è certa, a prescindere da quello che realmente può accadere. Renzi riceverà un'investitura e una esposizione mediatica stellare nonostante il suo peso specifico elettorale sia ancora ignoto.Rimanendo con il paragone nello sport il tennista Adriano Panatta racconta spesso come nelle qualificazioni del torneo di Wimbledon che si gioca sull’erba, ci sono giocatori che hanno praticamente possibilità prossime allo zero di arrivare in finale o anche solamente di accedere al tabellone principale (includendo anche il “ma non è mai detto”) che provengono da tornei minori affrontando peripezie, che non dormono da giorni per il jet lag capaci di tirare fuori un coniglio dal cilindro. Comunque di passare alla storia come l’emerito sconosciuto che si esibisce con il campione (che gioca sempre sul Campo centrale, cioè ha tutti gli occhi addosso) e addirittura lo schianta.Matteo Renzi con il suo partito in questo momento non ha un background di risultati da esibire per scontrarsi con Salvini. Quindi a prescindere dal risultato e dai contenuti dell’incontro-scontro Renzi ne uscirà vincitore.

Come un pugile che non ha mai incrociato i guanti con nessuno e si ritrova sul ring con il campione in carica da sfavorito assoluto. Ma questa è un’altra storia. E’ la trama del film Rocky con Silvester Stallone: un match in teoria vinto, anzi organizzato, a tavolino diventa un trionfo per lo sfidante. Il film è del 1976, siamo in pieno dominio politico della Democrazia cristiana. Per una sottile coincidenza il partito fondato da Renzi somiglia molto alla Balena Bianca e la sfida con Salvini diventa una performance tennistica surreale. Come nel finale del film Blow-up di Michelangelo Antonioni: due mimi che fanno finta di giocare una partita di tennis. Lo fanno bene, sono attori, e la loro professione è fare finta. Senza pallina nessuno vince o perde, ma il prato del campo da tennis, cioè il Paese, nel frattempo non esiste più consumato dall'inutilità delle loro parole.