Roma
Resa Atac, vincono i macchinisti. Tutele, soldi e dirigenti cacciati
di Fabio Carosi
Altro che pace fatta tra i macchinisti delle metropolitane e l'Atac. Con lo spettro di agitazioni durante il periodo del Giubileo e dopo 5 giorni di "prova di forza", i macchinisti scrivono nero su bianco una vittoria senza precedenti. Quello firmato dal Dg Atac, Micheli, contorfirmato dall'assessore uscente Guido Improta e con le "firmette" di Cgil, Cisl e UIl è una resa incondizionata allo strapotere "dell'uomo morto", il dispositivo che impedisce alle metropolitane di muoversi senza la presenza umana.
Se Atac voleva aprire una nuova stagione di relazioni industriali, disdettando tutti gli accordi integrativi della cosiddetta contrattazione di secondo livello e portare a casa un risparmio notevole, ora è in ginocchio e dovrà negoziare. Sta scritto in un "patto" che appunto si chiama "Accordo quadro produttività e occupazione" che sancisce la vittoria a tavolino e che affaritaliani.it pubblica integralmente con le dovute spiegazioni e gli effetti che produrrà.
Alla voce "organici" c'è scritto chiaramente che eventuali risparmi l'azienda li potrà fare con un "ulteriore ridimensionamento quali/quantitativo dei dirigenti", mentre per gli amministrativi si prevedono "processi di mobilità interaziendale e di riqualificazione delle risorse interessate". Dunque, chi guida comanda e se devono cadere teste sono quelli dei dirigenti e degli amministrativi. Come dire: la giustizia per Parentopoli alla fine l'ha fatta chi guida, costringendo azienda e Comune a calare le brache e a decimare l'esercito degli assunti nell'era Alemanno.
E dalla vittoria si passa alla "stravittoria" quando tutti firmano le tre righe con le quali si decide la "stabilizzazione dei contratti a tempo determinato.. nella prospettiva di adeguare gli organici alla produzione".
Poi c'è la contrattazione di secondo livello, quella per cui la linea celodurista dell'Atac aveva generato l'inferno delle metropolitane. "Le parti - si legge - confermano la volontà di addivenire ad accordi specifici finalizzati al miglioramento della presenza in servizio del personal e della produttività del lavoro" su tre principi base: "invarianza salariale, contrasto alle assenze strategiche e salvaguardia delle assenze connesse a malattie di lunga durata".
Infine, il suggello che stabilisce chi comanda. Se il nodo era la timbratura del cartellino, i macchinisti dicono "forse" a condizione che vengano individuate "soluzioni in materia di miglioramento della capacità produttiva.. prevedendo dinamiche premianti con particolare riguardo alle famiglie professionali più direttamente coinvolte nei processi operativi".
Il Comune s'è arreso; l'Atac è in ginocchio. Se qualcuno aveva ancora dubbi, chi comanda sono i macchinisti. E per i sindacati, da tempo umiliati dalla diaspora degli iscritti è un sussulto vitale.