Roma
Revenge porn e pedofilia: il network dei ricatti sessuali. Scandalo Telegram

L'app Telegram piena di gruppi dove migliaia di persone si scambiano video e foto di ex e minori, anche in cambio di soldi. Obbiettivo: rovinare una vita
Revenge porn e pedofilia, ma anche stupri di gruppo virtuali ed organizzazione di azioni di stalking: immagini, video e dati sensibili condivisi sulle chat con il solo fine di rovinare le vite di ex o di minorenni impaurite. Tutto questo accade nei gruppi Telegram, l'app di messaggistica russa non nuova a questi tipi di scandali.
Le foto così in un attimo diventano delle vere e proprie bombe, pronte ad essere utilizzate per ricattare le vittime oramai indifese. Wired Italia è entrato in una delle chat “hot” più seguite dell'app, dove oltre 40mila persone ogni giorno mettono si scambiano foto e video di ex, di minori, di figli come se niente fosse ricevendo in cambio altre foto e, in alcuni casi, anche soldi. Telegram diventata così il più grande network italiano di revenge porn.
Scavando nelle chat si può appunto trovare di tutto, perfino numeri di telefono e recapiti social così da “rendere la vita impossibile” alle ex partner, possibilmente inviando loro gli stessi scatti intimi di cui hanno perso il controllo.
Ma il fondo lo si tocca quando si inizia ad incontrare il materiale pedopornografico: video di minori, talvolta anche di otto o dodici anni, che sarebbero vietati persino dal pur permissivo regolamento interno della piattaforma, e che nella maggior parte dei casi diventano oggetto di trattativa privata così da evitare il ban del gruppo.
La stessa piattaforma Telegram si ritrova impotente difronte a smercio di di immagini hard. Appena procede a chiudere il gruppo incriminato perché “utilizzato per diffondere contenuti pornografici”, ecco che immediatamente viene fissato nella parte superiore della chat un messaggio che reindirizza a un “gruppo di riserva”, quello da ripopolare in caso di cancellazione e che spesso ha lo stesso nome del vecchio, ma seguito dal “2.0” o “3.0” e via di seguito, e il traffico non si ferma. Inoltre un altro problema sollevato sempre dall'inchiesta di Wired è quello legato alle affiliazioni su Telegram: una sorta di partnership che tiene insieme gruppi e canali, a volte anche molto diversi tra loro, studiata per aumentare l’audience potenziale di tutti gli interessati. Funziona in questa maniera: l’iniziativa parte di solito dall’amministratore di un singolo canale, che setaccia Telegram alla ricerca di potenziali partner e propone loro un programma basato sulla sponsorizzazione reciproca. Gli aderenti a quel punto non dovranno far altro che condividere sul loro gruppo o canale dei messaggi standard che gli verranno forniti, o inserire nella bio un link che rimandi al programma di affiliazione. Ed il gioco è fatto. Nella maggior parte dei casi poi, questi accordi avvengono senza che i proprietari dei gruppi conoscano i contenuti sponsorizzati, una vera e propria pubblicità al buio.
I gruppi sono composti per la stragrande maggioranza da uomini e le foto delle ex ci finiscono per vendetta o come moneta di scambio. Da queste parti vige infatti una strana economia del baratto: il valore di una foto è dato dalla sua capacità di essere percepita come intima e reale a tal punto che le foto prese da Instagram hanno un valore relativamente basso.
Dalla parte delle vittime di questi gruppi scandalo si sono schierati anche gli hacker di Anonymous e LulzSec Italia, dicendo che non daranno tregua ai creatori di queste chat: 2Su Telegram esistono gruppi, persone, canali e bot che condividono materiale pedopornografico, pubblicando contenuti che mettono a serio rischio i minori e le loro famiglie. Ci sono tutti quei contenuti definiti revenge porn che mettono pubblicamente alla gogna persone, per la maggior parte donne e ragazze, che hanno condiviso le proprie foto intime fidandosi del destinatario. Per questo abbiamo deciso di lanciare l'operazione OpRevengeGram con lo scopo di contrastare questi infami criminali che celandosi dietro l'anonimato di internet si fanno beffe della società fregandosene delle possibili conseguenze che le loro azioni hanno sulle vittime”.