Roma

Rifiuti, 50mila firme contro l'impianto Salario. La rivolta parte dal web

Plebiscito di adesioni, ma ancora zero risposte da Raggi e Zingaretti

Il Municipio III di Roma, ma non solo, ribadisce il forte "no" all'impianto di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti di via Salaria. La rivolta parte del web, con 50mila firme raccolte in pochi giorni per chiederne la chiusura.

 

Un successo in fatto di adesioni l'inizitiva di Christian Raimo, assessore alla Cultura della giunta Caudo, tra i più convinti sostenitori dell'esigenza di chiudere l'impianto. Un'intenzione dichiarata già dal Comune, che continua a sostenere la data limite per la chiusura quella, piuttosto vaga, del 2019. Nonostante la mobilitazione di associazioni e cittadini, con la "bocciatura" dell'impianto da parte di Arpa Lazio, nessuna riposta imminente è ancora arrivato dalle istituzioni: Raggi, Zingareti e Bagnacani, numero uno di Ama, in primis.

E proprio a loro è indirizzata la petizione online, che per ora, ad una partecipazione massiccia, ha visto come risposta il silenzio assoluto di Comune e Regione.

Numerose e allarmanti le testimonianze di coloro che hanno condiviso le ragioni della propria firma. "Firmo perché gli odori si propagano per chilometri a seconda della direzione del vento e a pochi metri dal #TMBSalario vivono famiglie e bambini", scrive qualcuno. "Firmo perché sono 2 anni che la nostra vita è condizionata. Non siamo liberi di tenere le finestre aperte, di uscire in balcone per stendere i panni o pranzare nel nostro spazio aperto", gli fa eco un secondo utente. 

“Ho firmato perché il TMB è un'ingiustizia fatta ai danni della salute di migliaia di noi cittadini e della nostra qualità della vita. Quella che respiriamo tutti i giorni non è la "nostra" puzza, ma quella di un'intera metropoli che così si scrolla il problema di dosso.”