Roma

Rifiuti, l'amnesia della Polverini. "Volevo solo far chiudere Cerroni"

di Valentina Renzopaoli

L'ex Governatore Renata Polverini, oggi deputato di Forza Italia, ricorda poco o nulla dei tre anni della sua attività alla guida della Regione Lazio. Almeno per quanto riguarda le vicende di un settore così delicato e controverso come quello dei rifiuti, che proprio negli anni della sua Giunta è stato, come non mai, sotto i riflettori politici oltre che mediatici. Una sequenza di “non ricordo”, “non lo so”, “probabilmente” ha punteggiato la sua deposizione nell'ambito del processo Cerroni, entrato finalmente nel vivo con l'interrogatorio dei primi “big”.
Dopo di lei si sono seduti sulla sedia dei testimoni Pietro Di Paolantonio, ex Assessore alle Politiche dei Rifiuti della Regione Lazio e Mario Marotta, ex responsabile della Direzione generale dei Rifiuti della Regione dall'ottobre 2010.
Pantaloni neri, cardigan bianco e sandalo basso, Renata Polverini, secondo la lista dei testi presentata dal pm Alberto Galanti, avrebbe dovuto riferire sull'autorizzazione per Anzio e Nettuno a spedire i rifiuti a Borgo Montello (delibera di Giunta n.373 del 2010£, ai suoi rapporti con Cerroni ed il suo gruppo, alla selezione dei dirigenti dell'area rifiuti al momento dell'insediamento”. Ma chi si aspettava uno show è rimasto drammaticamente deluso e si è dovuto accontentare di sapere che la donna che guidava la Regione Lazio in realtà non era a conoscenza di decisioni e provvedimenti presi da “altri” e di cui non conosceva nemmeno il contenuto. E in Tribunale non si discuteva di una forma di amnesia ma di una vicenda che ha visto gente in strada, cortei, manifestazioni e rivolte di popolo.
“Facevo il presidente non potevo conoscere come erano strutturate le Direzioni”, ha risposto in sede di contro esame a chi gli ha chiesto conto di come fosse organizzata la struttura amministrativa del Dipartimento Rifiuti. “Fegatelli (uno dei dirigenti arrestati a gennaio dello scorso anno, ndr) non lo conoscevo, mi avevano detto che era competente e aveva un'età che mi faceva immaginare che potesse svecchiare la classe dirigente che ho trovato. Ma cosa facesse non lo”, ha spiegato motivando laa nomina dell'ex dirigente dell'Area Rifiuti, accusato di far parte della “combriccola mafiosa” di Cerroni.
“Scusi ma lei non era il Presidente? Immagino non è una risposta processualmente valida”, ha tuonato esasperato Alessandro Diddi, legale di Cerroni dopo l'ennesima risposta: “Immagino ma non sono un tecnico, non era di mia competenza”. “Ho rimosso una parte di quella mia esperienza che, se da una parte è stata positiva, dall'altra mi ha lasciato parecchie cicatrici”, ha spiegato davanti ai giudici l'attuale deputato per motivare il suo “black out mnemonico”. E poi ai cronisti, a margine della deposizione, ha aggiunto: "Sono stata avvisata della convocazione di oggi solo lo scorso giovedì e non ho avuto il tempo di andare a rileggere le carte”.
L'unica cosa che ha ricordato bene sull'intera vicenda, un gigantesco capitolo della storia politica della Regione che ha rischiato una mega procedura di infrazione da parte dell'Unione Europea, è l'obiettivo che si era preposta al momento della sua nomina: “Volevo spezzare il monopolio privato che gestiva il sistema dei rifiuti nel Lazio, che trovavo anomalo. Quando avviammo lo studio per individuare altre aree dove far sorgere una nuova discarica chiesi di prediligere aree di proprietà regionale”, ha spiegato l'ex sindacalista, salvo poi non saper rispondere come mai tra i siti indicati dallo stesso Piano Regionale non vi fossero aree di proprietà della Regione.
“Non ci aspettavamo l'imbarazzo e l'irritazione con cui l'ex presidente ha risposto alle domande del contro interrogatorio. Di fronte a temi così delicati mi sarei aspettato un atteggiamento più preciso e determinato”, ha commentato l'avvocato Alessandro Diddi. “Come cittadino mi sembra difficile credere che i vertici politici che devono dar conto ai loro elettori di ciò che fanno, soprattutto quando parliamo di una giunta che ha fatto sulla questione rifiuti la sua campagna elettorale, possano sostenere di non essersene occupati o di non sapere cosa facessero le strutture amministrative” ha aggiunto.
Aspetto su cui ha concordato anche il legale di parte civile del Wwf Italia, Vanessa Ranieri: “Ciascun teste riferisce su ciò che ricorda ma certo è che alcuni aspetti dovevano essere ricordati con maggiore concentrazione visto che si tratta di passaggi che noi tutti invece ricordiamo bene”.