Roma

Rifiuti e discarica Roma: “L'M5S ci prende in giro da 2 anni coi rifiuti zero”

“Raggi come Pizzarotti: anche lui preso a calci dal Movimento sui rifiuti”. L'opinione della conisgliera Cristina Grancio

di Cristina Grancio *

E’ possibile che il Movimento 5 Stelle in tema di discariche ed inceneritori ci prenda in giro da due anni e che la crisi dei rifiuti di Roma fosse solo un mezzo per ottenere questo risultato? Fra giochi di forza d’aula e ripensamenti vediamo cosa ci suggerisce questo.

La settimana scorsa in Aula Giulio Cesare la maggioranza Cinque Stelle ha dovuto prendere atto di non avere nuovamente il numero legale per deliberare vedendosi costretta ad andare in seconda convocazione oggi, lunedì 27 gennaio. Un venir meno del numero legale inaspettato perché non c’erano atti che potessero essere considerati politicamente critici. A spaccare la maggioranza, con ogni probabilità, è la resa dei conti appena cominciata sulla nuova discarica di Valle Galeria. 

Su valle Galeria Raggi non fa un passo indietro

Il sindaco Raggi ha già fatto sapere che non ci saranno cambiamenti sulla scelta del luogo e questo si tradurrà in un braccio di ferro fra Giunta e opposizione a colpi di seconde convocazioni dell’aula. Delle due l’una: la giunta e il gruppo consiliare arriveranno ad un accordo oppure vi sarà uno strappo con un atto di sfiducia. 

Quello che emerge nuovamente è la capacità di autodistruzione del movimento su dei temi che erano dei must, pochi, ma molto chiari quando si candidarono alle elezioni amministrative: quello sulla tutela dell’ambiente ed in particolare,questa volta, sul no alle discariche ed ai termovalorizzatori/inceneritori. Tematica questa per la quale anche Pizzarotti, il sindaco di Parma, fu preso a “calci in faccia” dallo stesso movimento. 

Nel caso di Roma, il movimento in materia di rifiuti non partiva da zero perché un pezzo di strada già era stata percorsa dal sindaco Marino con la Delibera 129/2014 “Indirizzi per l’avvio di un percorso “verso rifiuti zero” […]” Per grandi linee, la delibera Marino viaggiava nella stessa direzione del movimento: potenziamento del porta a porta, centri di riciclo e riuso e soprattutto progressiva municipalizzazione di Ama. Questo, in estrema sintesi, è stato anche il piano industriale, mai approvato, di Pinuccia Montanari l’assessore all’ambiente costretta a dimettersi perché Raggi e Lemmetti non ne volevano sapere di approvare il bilancio Ama tanto da far cambiare cinque consigli di amministrazione.

Il mistero del sindaco Raggi
Numeri alla mano, studi tecnici dimostrano che non serve nessuna nuova discarica e nessun nuovo termovalorizzatore, ma solo un incremento del porta a porta e di nuove tecnologie specifiche al ciclo dei rifiuti. Perché il comune (chiunque sia il sindaco) non lo attua? Quali motivi inconfessabili ci sono dietro?  La strada era stata avviata, ed anche rileggendo i verbali della commissione ambiente nel corso degli anni, almeno fino alle dimissioni della Montanari sembrava percorribile il risanamento, sia pure con molta fatica. Sicuramente, qualcosa non ha funzionato, oppure, invece, ha funzionato, eccome se ha funzionato. 

L'assessore Calabrese e lo scenario Ama termovalorizzatori
Vi è una dichiarazione resa a verbale del consigliere Calabrese in seno alla Commissione Capitolina Ambiente il 29 maggio 2018 che è opportuno rileggere. Il Consigliere Calabrese è oggi salito di gradino, nominato dalla Raggi assessore alla mobilità, nel 2018 chiedeva “alla dirigenza operativa di AMA, in accordo con gli altri consiglieri, di far pervenire all’assessorato, al dipartimento e alla commissione due scenari”: il primo dei quali era la: “realizzazione di termovalorizzatori e discariche con i relativi tempi e costi di costruzione, di gestione, di esercizio, con scenari a 3, 5, 10 anni misurabili in termini di pianificazione, costruzione, impatto ambientale per il reperimento dell’acqua e quanto beneficio può portare in termini occupazionali”; il secondo scenario era quello compatibile, invece, col programma cinque stelle  e, sempre a verbale si legge: “ il consigliere sollecita questi due scenari, così da poter dare come aula un indirizzo univoco[…]” 

Per quale ragione già all’epoca nel 2018 un consigliere, tra l’altro uno dei più vicini alla Raggi, voleva determinare un indirizzo all’aula indicando una scelta che non doveva proprio essere presa in considerazione? Ben sanno i consiglieri della commissione che la scelta di un termovalorizzatore significa abbandonare definitivamente il concetto dei rifiuti zero per il semplice fatto che quel genere di impianto per lavorare richiede l’indifferenziata ed è quindi una modalità per incentivare i consumi non certo costituisce un deterrente. Da quanto tempo e perché il movimento 5 stelle sembra aver  cambiato idea già nel 2018? Due anni dopo, con una nuovo discarica  in arrivo, il dubbio che tutto fosse già scritto è più che lecito, al netto di tutte le manfrine fra Raggi e Zingaretti che forse non sono state altro che un teatrino messo in scena per cercare di menare il can per l’aia nella speranza che i cittadini di Roma si bevano la storiella che a Roma discariche ed inceneritori siano indispensabili.

* Cristina Grancio, consigliere DemA Gruppo misto