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Roma
Rifiuti, il ministro s'arrende a Raggi. Ecco perché Roma sarà commissariata

di Donato Robilotta


Come era nelle cose l’incontro tra il Ministro Galletti e la sindaca Raggi si è risolto con un nulla di fatto. L’amministrazione capitolina continua a riproporre il piano preparato dall’Ama, basato su una forte riduzione della produzione dei rifiuti, pari al 13 % da qui al 2021, e su un forte aumento della raccolta differenziata con l’asticella fissata al 70% entro il 2021.

 

Addirittura la delibera sul fabbisogno approvata dalla giunta regionale del Lazio prevede per Roma Capitale il raggiungimento dell’obiettivo del 75% nel 2026.
Ora le direttive europee fissano obiettivi ben più limitati, una riduzione dei rifiuti pari al 10% da qui al 2030 e il raggiungimento del 65% della raccolta differenziata, e per questo il Ministro ha dimostrato tutto il proprio scetticismo rispetto agli obiettivi fissati da Roma Capitale e dalla Regione.

L’aumento considerevole della raccolta differenziata è un obiettivo condivisibile ma per raggiungerlo ci sarebbe bisogno di allargare il porta a porta a tutta la città, e questo comporterebbe notevoli finanziamenti, che non si vedono, e assunzioni di migliaia di nuovo addetti, senza avere la certezza di raggiungere la meta.
Tanto per fare qualche esempio nessuna delle grandi città italiane, che spesso vengono citate a modello, ha raggiunto per adesso l’asticella del 65% di raccolta differenzia. Milano sta al 52,35, Torino al 42,4, Verona al 50,8, Venezia al 54,3, Padova al 50,7, Bologna al 43,6 e Firenze al 46,6, solo per citare le città di grandi dimensioni con la più alta cifra di raccolta differenziata.
Senza dire poi che l’aumento della raccolta differenziata non fa sparire del tutto i rifiuti, né fa venire meno la necessità dell’impiantistica, e anzi pone a Roma un ulteriore problema che è quello dello smaltimento dell’umido.

Oggi Roma ha una produzione di umido pari a 200 mila tonnellate l’anno e un unico impianto di compostaggio a disposizione, quello di Maccarese con una capacità di smaltimento di sole 30 mila tonnellate. Circa 120 mila tonnellate all’anno vengono trasportate all’impianto Bioman di Pordenone e il resto viene smistato in altri impianti, tra cui quello della Kylos-Acea ad Aprilia. Costo complessivo circa 20 milioni di euro all’anno.
La decisone dell’amministrazione capitolina di voler realizzare tre impianti di compostaggio aerobico per smaltire 120.000 t/a di umido è già oggi insufficiente rispetto all’attuale produzione e lo sarà ancora di più con l’aumento della differenziata.
Ammesso che si raggiungano gli obiettivi fisati dalla giunta Raggi, sulla riduzione dei rifiuti e sulla differenziata, ci sarebbe sempre bisogno a Roma della discarica di servizio e dell’inceneritore. Avremmo una produzione di indifferenziato pari a circa 600.000 t/a, compreso quello di Fiumicino, Ciampino e città del Vaticano, che una volta trattato negli impianti Tmb produrrà circa 320.000 t/a di cdr, da portare a valorizzazione in un inceneritore, e 280.000 t/a di residui e fos da smaltire in discarica.
Dunque a questo problema non si sfugge e ritengo inutile, anche se va fatto, un incontro con la Regione, perché ormai siamo in campagna elettorale e prevale non solo lo scaricabarile tra le due amministrazioni ma anche il no nel mio giardino.

La soluzione non può essere quella di portare i rifiuti all’estero all’infinito, sarà già complicato avere il nulla osta dell’Unione europea per il 2018 senza la presentazione di un piano credibile, per questo ritengo che l’unica soluzione sia quella di nominare un commissario per l’emergenza rifiuti con il mandato dell’apertura del gassificatore romano, previsto dal Dpcm del governo Renzi, e del sito per la discarica di servizio.

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