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Roma
Rifiuti, il posto più pulito di Roma? Malagrotta. Garantisce Cerrroni

Paola Muraro garante di un accordo con Manlio Cerroni per mandare Roma in emergenza rifiuti? Mentre il Movimento Cinque Stelle incassa il primo indagato della gestione Raggi (anche se l'assessore Muraro smentisce di aver ricevuto la comunicazione della Procura), il quasi novantenne Manlio Cerroni è in tour a Malagrotta nel primo dei week end il cui il plenipotenziario della monnezza decide di aprire le porte del “buco del diavolo”. E subito replica: “Paola Muraro? Ahahaha ricordo di averla vista due volte in vita mia ma una cosa è certa: dopo 12 anni in mezzo ai rifiuti sicuramente ne capisce più lei di quelli che hanno governato negli ultimi anni e hanno portato Roma in questa situazione”.

La stoccata è diretta all'ex avversario Daniele Fortini, il manager silurato dall'assessore Muraro dopo un'esecuzione in diretta su Fb e che, pur di non utilizzare gli impianti del “vecchio”, avrebbe portato Roma nell'inferno della spazzatura.

Dopo la “cura Muraro” due le certezze: l'accumulo di rifiuti ora è “limitato” all'anello delle zone che confinano con il Raccordo e quindi meno visibile agli occhi dei cittadini e che nella Capitale la strada più pulita in assoluto è quella che si snoda tra le colline che custodiscono 40 anni di rifiuti della città. Malagrotta vista nel tour che ha avuto come protagonista e cicerone a sorpresa Manlio Cerroni è una “città” tirata a lucido. Nelle decine di chilometri di strade sterrate che salgono e scendono nella colline artificiali, non c'è un pezzo di carta. Non c'è un mozzicone di sigaretta o un bicchiere di plastica neanche a cercarlo col lanternino. E' una “città ideale” e senza alcuna puzza, eccezion fatta per le enormi vasche dove i rifiuti vengono messi a dormire per 40 giorni in attesa che la “biodigestione” che segue alla triturazione, faccia il suo effetto e che permetta di separare carta e plastica dall'organico per diventare un rifiuto inerte.

L'ideale sarebbe spedire queste ecoballe in un termovalorizzatore che a Malagrotta c'è ed è un gassificatore che ha superato i test tecnici ma che non è autorizzato dalla Regione Lazio, ragion per cui migliaia di tonnellate di “energia gratuita” giacciono in un piazzale una sopra all'altra. Giganteschi rotoli di rifiuti incellophanati e ordinati che sono lì a prendere il sole. E Cerroni affonda: “L'ultima volta che siamo riusciti a portarli via li abbiamo mandati in Portogallo dove abbiamo pagato a caro prezzo quello che per loro è oro”. E non rinuncia alla battuta: “Prima in Portogallo ci mandavamo i reali in esilio, ora ci mandiamo i rifiuti”.


Non solo ecoballe. La città dei rifiuti pulita come uno specchio, è già una centrale energetica. Ogni centimetro cubo di gas che viene prodotto dalla putrefazione sotterranea dei rifiuti è imprigionato in un reticolo di tubi che lo trasportano sino a due centrali dove se serve viene pulito e umidificato, oppure finisce direttamente in una turbina che sputa corrente: un po' Cerroni che è datato ma furbo, la usa per mandare avanti la sua città; il resto se la vende all'Acea. Tecnicamente da quelle colline ne esce abbastanza per reggere i contatori di oltre 13 mila abitazioni. E stiamo parlando solo del gas.

E alla domanda, avvocato, lei per Malagrotta è accusato di disastro ambientale e la attende un processo, così risponde: “Vedete voi, non a caso abbiamo deciso di ripetere porte aperte a Malagrotta perché i cittadini e la stampa venissero a verificare e a controllare. E questo si ripeterà per 4 settimane. Chiunque viene qui e si fa una passeggiata e constata de visu qual è la situazione”.
Manlio Cerroni è sì anziano ma non è certo scemo. E sa bene che il tour di Malagrotta è una stoccata diretta al piemme della Procura di Roma, Alberto Galanti che gli ha messo in piedi un secondo processo per inquinamento delle falde e disastro ambientale, in contemporanea a quello ormai storico per associazione a delinquere per frode in pubbliche forniture. La Malagrotta che Cerroni vuol rappresentare ai cittadini è ben diversa da quella che gli atti della Procura narrano, mentre il vero imputato del caos rifiuti che regna a Roma, cioè la politica che non ha mai affrontato il nodo degli impianti, è ben lontana dal tribunale.
Tanto per far capire il Cerroni-pensiero, basta ascoltare la sua sintesi sulla chiusura di Malagrotta: “Ignazio Marino diceva di aver chiuso Malagrotta. La verità è che Malagrotta era già esaurita e lui non ha fatto nulla”.

Poi scende dal pullmino e risale sulla sua berlinetta. “E' domenica e io ho da fare”. E si avvia peri viali verdi di Malagrotta dove le colline sono coperte da decine di migliaia di piante di alloroe altrettante di mortella o myrtus communis. Un po' fuori moda ma in perfetta forma a fine estate.

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