Roma

Rifiuti, lo scandalo soft: “Quello che Zingaretti, Valeriani e Raggi tacciono"

I domiciliari per la direttrice regionale Tosini e l'imprenditore Lozza impongono una serie di quesiti a Regione Lazio e Comune di Roma

di Andrea Augello

Come è ormai a tutti noto, la dottoressa Tosini, Direttore regionale dell’Ambiente, è stata indagata e ristretta agli arresti domiciliari dalla Procura di Roma, con l’accusa di corruzione mediante atti contrari ai suoi doveri di ufficio.

I più importanti di questi atti consistono in una serie serie successiva e coerente di provvedimenti che di fatto hanno reso possibile che un’area di 75.000 mc, in località Malnome, venisse trasformata, tra i mesi di Giugno e Luglio del 2020, da discarica per rifiuti inerti a discarica per rifiuti speciali derivanti da rifiuti solidi urbani, compresi i rifiuti organici, senza che si procedesse alla necessaria valutazione di impatto ambientale, ponendo così le premesse per la realizzazione di una seconda Malagrotta.

Il rispetto costituzionale per il pregiudizio di innocenza impone di non esprimersi sulle effettive responsabilità penali dell’indagata, ma sul piano amministrativo sembra pacifico che per una siffatta variante fosse indispensabile un’attenta valutazione dell’impatto ambientale. La Magistratura ha anche accertato come, prima di adottare la determinazione del 25 giugno del 2020 e il provvedimento del 25 luglio successivo, che hanno reso possibile la variante, la Tosini abbia ampiamente annunciato le sue intenzioni all’Assessore Valeriani, chiarendo in modo esplicito, in un incontro svoltosi il 3 febbraio del 2020, che sbloccando la situazione per i primi 75.000 mc sarebbe poi stato più facile estendere il perimetro della discarica con una serie di successivi, analoghi provvedimenti.

"Atti contrari ai doveri d'ufficio"
Lasciando quindi da parte l’accusa di corruzione, resta il fatto che l’atto “contrario ai doveri di ufficio” è stato presentato al governo regionale come premessa di un più complesso piano di atti conseguenti, anch’essi contrari ai doveri di ufficio e all’imparzialità della pubblica amministrazione, in modo esplicito e scoperto. Manca la prova che sia stata rivelata anche l’identità del beneficiario finale, ma è ragionevole affermare che l’assessore potesse ben dedurre come, comunque, quella catena di provvedimenti che gli venivano anticipati, avrebbe infine fatto la fortuna del titolare dell’area interessata, per quanto ignota gli potesse risultare la sua identità.

L'assessore Valeriani "tiepido"
La Procura ha poi accertato che l’Assessore sarebbe rimasto assai tiepido di fronte alle soluzioni proposte dal suo dinamico Direttore. Tuttavia i provvedimenti sono poi stati adottati e mai contestati dalla Giunta o dal Segretario generale.

Gli atti che il Comune di Roma sapeva
Allo stesso modo la Magistratura ha ricostruito in che modo il Comune di Roma fosse giunto alla scelta di Monte Carnevale come sito della discarica cittadina, dopo una riunione, svoltasi la mattina del 31 12 2019, sulla base, secondo quanto affermato dal Consigliere delegato da Virginia Raggi, Giuliano Pacetti, del criterio della maggior capienza dell’area disponibile, pari a 1.578.442 mc. Ora il Comune sapeva benissimo che alla data di approvazione della delibera, il 31 12 2019, la società proprietaria dell’area disponeva di soli 75.000 mc, poco più di una grossa buca, destinati a discarica di inerti. Dunque, il Sindaco era ben consapevole fin dall’inizio del fatto che l’ampliamento e il cambio di destinazione erano implicitamente sull’agenda delle istituzioni interessate, pena l’inattuabilità della delibera. E’ pertanto impossibile credere che il Sindaco non si sia accorto di come il cambio di destinazione sia stato approvato, eludendo la procedura di Valutazione di impatto ambientale, anche perché risulta che nella conferenza dei servizi convocata dalla Tosini, dopo aver proposto la non assoggettabilità alla VIA del progetto di discarica per rifiuti urbani presentato dalla società interessata, il Comune abbia contestato la soluzione adottata, ritenendo invece necessario avviare le procedure per una nuova VIA. A questo bisogna aggiungere che alla Raggi erano ben noti i rilievi mossi fin dall’inizio dall’ingegnere Laura d’Aprile a nome del Comune sulla scelta del sito di Monte Carnevale.

Tutto ciò premesso, è inevitabile sul piano politico amministrativo, rivolgere tre domande all’assessore Valeriani e un quesito, ancora più semplice al Sindaco Raggi.

Perché l’assessore Valeriani, una volta conosciuti, nel Febbraio 2020, i propositi del Direttore Flaminia Tosini, non è tempestivamente intervenuto togliendole ogni competenza in quella specifica materia, sostituendola con un altro Dirigente e mettendo così al sicuro il principio di imparzialità dell’amministrazione regionale?

E perché, comunque, visti i contenuti della determinazione G07493 del 25 Giugno 2020 e del conseguente provvedimento del 25 Luglio successivo, ben conoscendo dal mese di febbraio la loro natura, finalizzata ad aprire a Roma una discarica di rifiuti solidi urbani sulla scorta di una VIA concessa per una piccola discarica di rifiuti inerti, non ha immediatamente informato il Presidente Zingaretti e il Dottor Tardiola della necessità di revocare in autotutela quegli atti amministrativi, visti anche i rilievi formulati dal Comune di Roma?

Infine, perché dopo aver letto l’Ordinanza della Procura, la Regione di è limitata a sospendere la conferenza dei servizi relativa all’Autorizzazione integrata ambientale della discarica, invece di revocare in autotutela i provvedimenti della Tosini attenzionati dalla Magistratura?

Quanto al Sindaco Raggi, è inevitabile chiedersi perché il Comune si sia limitato a mettere a verbale il proprio dissenso davanti al procedimento di non assoggettabilità alla Via assunto dalla Regione, oggi attenzionato dalla Magistratura. Perché il Sindaco non lo ha impugnato e perché non ha immediatamente chiesto un incontro al Presidente Zingaretti, per ripristinare un corretto e trasparente iter amministrativo, evitando così che venisse consumato un atto contrario ai doveri di ufficio della pubblica amministrazione, a tutto vantaggio della società richiedente l’autorizzazione?

Mi sembrano domande legittime che, prima o poi, si farà anche la Magistratura e che dovrebbe porre anche la stampa cittadina, piuttosto distratta, su questo specifico punto, tranne il Fatto Quotidiano che ha messo l’accento proprio su questi rilievi, puntualmente sollevati da Fratelli d’Italia con una dichiarazione di Roberta Angelilli. Ancora una volta, credo che Nicola Zingaretti dovrà rapidamente fare chiarezza sui pasticci dei suoi collaboratori, spiegando loro quanto sia davvero arduo sostenere che si possa cambiare la destinazione d’uso di una piccola discarica per inerti in una discarica per rifiuti solidi urbani senza fare la Valutazione di impatto ambientale. Non ci crede l’opposizione, non ci crede la Magistratura, non ci crede la città. Suppongo che chi ne era stato preventivamente informato debba ora qualche spiegazione riguardo la sua colpevole inerzia.