Rifiuti, “maledetto Cerroni”, ma i suoi impianti sono essenziali per Roma
Comune e Regione senza coraggio e così 600 tonnellate di cdr vanno all'estero. L'analisi
di Donato Robilotta
Ancora una volta l’avvocato Manlio Cerroni subisce una vera e propria gogna mediatica, come se la responsabilità dell’emergenza rifiuti fosse sua e non di quelle istituzioni locali che in questi ultimi anni non hanno fatto niente per evitarla o fatto solo danni.
Lo attaccano a testa bassa ma qualcosa di buono avrà fatto se i suoi impianti di Malagrotta servono, altrimenti i rifiuti resterebbero per strada e la situazione sarebbe ben peggio di quella odierna. Chi si occupa di rifiuti sa bene che la fragilità del sistema Roma è dovuta ad una carenza impiantistica, l’altro ieri l’ha dichiarato per ultimo il presidente della commissione parlamentare ecomafie, l’onorevole Alessandro Bratti, e che fu un grave errore chiudere la discarica di Malagrotta senza aver trovato un’alternativa.
A Roma serve il termovalorizzatore, e questo lo dice non solo il piano regionale dei rifiuti ma soprattutto il recente decreto sblocca impianti del Governo, anche perché oggi tutto il cdr prodotto dagli impianti tmb, circa 600 mila tonnellate all’anno, viene portato all’Estero.
A Malagrotta è stasa costruita una linea del gassificatore, in attesa di autorizzazione per entrare in uso, ma il Presidente della Regione e la Sindaca di Roma Capitale all’unisono si oppongono al provvedimento del governo ma non offrono soluzioni alternative.
E’ complicata anche la situazione degli impianti di Tmb, perché quelli di Ama hanno una serie di problematiche, tanto che la giunta capitolina ha annunciato di voler chiudere quello di via Salaria e di mandare in esaurimento quello di Rocca Cencia. Ma già oggi i quattro impianti, anche utilizzati al massimo della potenza autorizzata, sono insufficienti a smaltire le 3.600 tonnellate al giorno di rifiuti prodotte così che oltre 600 tonnellate al giorno vengono portate in altre Regioni e in giro per il mondo.
Ma gli impianti di Tmb producono anche scarti e fos che devono essere portati all’Estero perché Roma non ha una sua discarica di servizio.
Il progetto del Comune si Roma è da fanta amministrazione
Anche la recente decisione della giunta capitolina di voler costruire impianti di compostaggio, senza dire dove e quando, per circa 120 mila tonnellate all’anno di frazione organica è insufficiente, perché già oggi Roma con il 38,8% di raccolta differenziata produce circa 200 mila tonnellate all’anno di umido, che aumenta in maniera esponenziale con l’aumento della raccolta differenziata.
Quanto all’obiettivo di portare proprio la raccolta differenziata al 70% nel 2021 appare velleitario, visto il dato di partenza, senza stanziare risorse adeguate.
Dell’impiantistica necessaria nel piano della giunta comunale non c’è niente, né si riesce a capire che fine ha fatto il piano regionale dei rifiuti, annunciato da mesi dal Presidente della Regione, che avrebbe dovuto contenere soluzioni alternative, credibili e fattibili, a quelle del decreto sblocca impianti del Governo.