Roma
Rifiuti, Manlio Cerroni choc: “Mattarella mi levi la cittadinanza italiana”
Il re dei rifiuti di Roma e di mezzo mondo scrive al presidente: “Perseguitato dai giudici. Via la cittadinanza italiana”. Le accuse a Pignatone e Galanti
di Fabio Carosi
Manlio Cerroni, 94 anni il prossimo 18 novembre, 75 anni a capo dei rifiuti di mezza Europa e mezzo mondo, ma anche da 6 anni a processo, ha detto basta con l'Italia. In una lettera indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiesto di essere “liberato dal fardello della cittadinanza italiana”.
È l'ultimo atto, quasi disperato, di un uomo che si considera perseguitato dalla giustizia italiana, precisamente dall'ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, e dal suo accusatore principale, il magistrato inquirente Alberto Galanti, contro i quali ha presentato più di una citazione per “persecuzione giudiziaria”, dinanzi alla Procura di Perugia e al Csm e che si sintetizza in una lettera inviata dallo stesso Cerroni a Galanti nella quale il “vecchio demone della monnezza” scrive testualmente: “Scusi Dott. Galanti ma perché i miei processi si fanno e sono Assolto e i suoi no? Forse sono entrati in quel circuito giudiziario protetto dove cane non morde cane?”.
Ora Cerroni, che teme il silenzio delle Procure come se stessero attendendo la sua morte per chiudere i suoi processi, alza il tiro e scrive a Mattarella, chiedendo di non essere più considerato “cittadino italiano”.
La lunga lettera, che affaritaliani.it pubblica integralmente, è una memoria omnicomprensiva della vicenda Cerroni, dalla nascita del Gruppo, sino ai processi nei quali è stato assolto ed a quelli ancora in corso. Un atto d'accusa pesantissimo, che parte dal profondo amore per Roma e dalla considerazione che la Capitale, senza Cerroni, sia una discarica a cielo aperto ormai da anni, al capezzale della quale la politica non si è mai seduta per una azione risolutiva, ma ha solo proposto cure palliative in attesa che il caos si scateni.
Cerroni contro tutti: contro Marino, contro Raggi, contro il Movimento dei rifiuti zero e contro la Procura di Roma. Il suo è un atto che lascerà il segno. Per chi vuole capire cosa è successo in città, lo stato degli impianti, le buffonate di Comune e Regione Lazio, Manlio Cerroni prima dell'espatrio simbolico ora in mano al presidente della Repubblica, lascia un memoriale, denso di numeri, riferimenti, nomi, cognomi e verità inascoltate.
A Mattarella scrive: “Io sono indignato di essere la vittima sacrificale di un Disegno che ha voluto estromettermi dal settore e che ha ridotto Roma, a cui ho dedicato una vita, ad essere mondialmente umiliata e derisa a causa del mancato smaltimento dei rifiuti. A Lei, Signor Presidente, che di questa triste vicenda conosce tutto, per averla io costantemente informata di ogni suo sviluppo, chiedo di essere liberato da quello che un tempo per me era un onore e che oggi avverto invece come un insopportabile fardello: la cittadinanza italiana”.