Roma
Rifiuti Roma, la Procura sequestra il Tmb Ama di Rocca Cencia. Sei indagati
Sigilli all'area che lavora l'indifferenziato. Secondo il procuratore aggiunto D'Elia, non sono state rispettate le normative sulla stabilizzazione dei rifiuti
Caos rifiuti a Roma, la Procura ha sequestrato una parte del Tmb Ama di Rocca Cencia, l'unico attivo in città dopo l'incendio che coinvolse il “gemello” al Salario. L’accusa del procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e del sostituto Luigia Spinelli nei confronti dei 6 indagati è che non vengano rispettate le normative sulla stabilizzazione del pattume.
Il sequestro cautelare è stato disposto dal gip della Capitale, Paolo Andrea Taviano. L'atto riguarda l'area dell'impianto che si occupa della stabilizzazione dell'indifferenziato. È stato nominato come amministratore giudiziario Luigi Palumbo, che ricopre lo stesso ruolo per Colari. La richiesta di sequestro era stata avanzata dai pm Carlo Villani e Luigia Spinelli. L'impianto di trattamento meccanico biologico di Rocca Cencia rientra in una indagine svolta dai carabinieri del Noe che riguarda anche l'impianto di Via Salaria.
Tra i sei indagati anche l'ex amministratore unico Bagatti
La procura di Roma ha indagato sei persone per il cattivo funzionamento del Tmb Ama di Rocca Cencia. Tra queste figurano: l'ex Dg della municipalizzata Stefano Bina; l'ex direttore operativo ed ex amministratore unico (attualmente responsabile dell'Ufficio Studi), Massimo Bagatti; l'attuale responsabile del Servizio Impianti, Marco Casonato; il responsabile del Tmb, Riccardo Stracqualursi; l'ex responsabile dell'impianto di trattamento meccanico biologico, Emanuele Lategano; e l'ex responsabile del Servizio Impianti, Pietro Zotti,. I sei, in concorso tra loro, avrebbero violato i commi 1 e 4 dell'articolo 256 del testo unico dell'Ambiente.
In particolare non avrebbero rispettato 15 prescrizioni contenute nell'autorizzazione integrata ambientale dell'impianto rilasciata nel 2009 dalla Regione, "nonché violando sistematicamente e continuativamente le condizioni generali di esercizi stabilite nell'Aia citata". In sostanza nel Tmb, secondo il procuratore aggiunto Nunzia D'Elia, veniva effettuata "una produzione di rifiuti difforme rispetto alle quantità riportate dalla predetta Aia e nelle specifiche Bat (migliori tecnologie disponibili, ndr) di settore, e omettendo di stabilizzare efficacemente la frazione putrescibile selezionata dai rifiuti urbani, con conseguente produzione sistematica di un rifiuto classificato con codice EER 190501 (parte di rifiuti urbani e simili non compostata), con valori IRD (indice respirometrico dinamico, ndr)" ben oltre il valore di 1000 "tale da non potersi ritenere biostabilizzato".
Le indagini della procura sono iniziate nel 2016 dopo le denunce arrivate dai cittadini della zona e la consulenza disposta dai magistrati ha accertato che il malfunzionamento dell'impianto è proseguito anche nel 2019. Proprio dalla consulenza è emerso che "dall'impianto provengono emissioni odorifere dovute allo stoccaggio di rifiuti in parte sotto tettoia e in parte in area non coperta, all'eccessivo riempimento della fossa di scarico a causa di una non corretta modulazione delle operazioni di scarico che impedisce l'utilizzo delle molteplici bocche di scarico a servizio della sezione di ricezione, alla costante apertura dei portoni di accesso alla sezione di ricezione anche dopo l'effettuazione delle operazioni di scarico, al non funzionamento del sistema di aspirazione aria, gestione difforme da quella di progetto che compromette l'efficienza dei presidi ambientali presenti". Secondo il gip Paolo Andrea Taviano, questa situazione "di illecito funzionamento dell'impianto è ampiamente reiterata nel tempo, essendo oggetto anche di altro procedimento penale relativamente al periodo antecedente a quello in oggetto del presente procedimento (2015 e fino al gennaio 2016" e in tutto ciò Ama "non ha adottato alcuna strategia gestionale per risolvere i problemi e adeguare l'impianto alle prescrizioni dell'impianto". Si è così creata, secondo il giudice, una situazione di "grave pericolo di compromissione per la salute pubblica e per l'ambiente", anche in considerazione "dell'elevato flusso dei conferimenti di rifiuti presso l'impianto".
Le precisazioni di Ama: "Tmb regolarmente funzionante"
"L'impianto Tmb di Rocca Cencia è operativo e regolarmente funzionante. Il decreto di sequestro preventivo riguarda, infatti, esclusivamente il bacino di stabilizzazione aerobica, per il quale vengono disposti interventi di adeguamento tecnico", precisa, in una nota, Ama Spa aggiungendo che "gli interventi manutentivi straordinari nel Tmb di Rocca Cencia erano già stati programmati dall'azienda, d'intesa con Roma Capitale, per l'autunno del 2019. Tali interventi sono però slittati dapprima a causa delle prolungate operazioni di manutenzione presso gli impianti Tmb Malagrotta 1-2 di E. Giovi (rimasti in manutenzione fino al 7 novembre) e poi per la repentina chiusura della discarica di Colleferro, a novembre 2019, a causa di un tragico incidente, nonché per il parziale 'fermo' di altri impianti".
"Per tutti questi motivi - spiega ancora Ama Spa - il pieno funzionamento, su più turni, del Tmb di Rocca Cencia è stato fondamentale per trattare i rifiuti indifferenziati prodotti dalla città di Roma e assicurarne la raccolta sul territorio a monte, scongiurando una possibile emergenza. Da qui, l'Ordinanza della Regione Lazio del 27 novembre 2019 (n. Z00003) che ha stabilito di posticipare al primo aprile 2020 le attività di manutenzione nel Tmb pubblico di Rocca Cencia. L'intervento congiunto di Ama Spa e Roma Capitale ha poi determinato l'anticipo della data di inizio attività manutenzione al primo febbraio 2020, come stabilito nella successiva Ordinanza della Regione Lazio dell'8 gennaio 2020 (n. Z00001). Dal primo febbraio 2020, Ama Spa ha puntualmente iniziato a svolgere le previste e necessarie attività di manutenzione sull'intero impianto di Tmb di Rocca Cencia e sta tuttora portando avanti i lavori, avendo comunque dovuto affrontare, come tutti, dal 9 marzo al 4 giugno 2 mesi di lockdown e 1 mese di 'fase 2', nei quali i fornitori, ovviamente, sono stati impossibilitati ad operare".