Roma

Rifiuti zero, Acea sfida Raggi: belli i nostri termovalorizzatori. Spot social

Roma “rifiuti zero”, ma non per l'Acea che sfida l'M5S e lancia una campagna social pro termovalorizzatori. E tra gli azionisti della società c'è Caltagirone...

di Federico Bosi

Emergenza rifiuti Capitale, Acea sfida Raggi, Comune di Roma ed M5S: campagna social di promozione dei termovalorizzatori. Ma tra gli azionisti della società c'è un certo Francesco Gaetano Caltagirone: fosse questo il punto di partenza della loro guerra?

 

Roma città rifiuti zero, niente termovalorizzatori né inceneritori. Contro uno dei punti fermi del Movimento 5 Stelle capitolino, ci si scaglia il “fuoco amico”. Acea, società di cui il Comune di Roma è l'azionista di maggioranza con il 51%, sfida l'M5S e lancia una campagna social in cui invita ad utilizzare i termovalorizzatori perché “con gli scarti diamo vita a nuove risorse”.

acea termovalorizzatore
 

Lo strappo tra Acea ed il Comune di Roma è forte. Come può una società, di cui il 51% delle azioni sono di proprietà del comune, remare così controcorrente alle scelte M5S? Se si va ad analizzare l'azionariato di Acea si potrebbe venire alla soluzione. Roma Capitale detiene il 51% delle azioni e, secondo dati Consob aggiornati al 31 dicembre 2018, le altre partecipazioni rilevanti, dirette o indirette, fanno capo a Suez SA per oltre il 23% e a Caltagirone Francesco Gaetano per circa il 5%. Le quote restanti sono detenute per circa il 14% da primari investitori istituzionali, la cui distribuzione geografica evidenzia la maggiore presenza di azionisti italiani, seguiti da quelli statunitensi, norvegesi e inglesi. Potrebbe quel 5% in mano al nemico della Raggi Caltagirone, essere l'ago della bilancia in campo di rifiuti? Potrebbe essere questa la questione alla base del botta e riposta di questi giorni tra la Raggi e Il Messaggero?

Nessuno può al memento saperlo fatto sta che Acea, nel cui Consiglio di Amministrazione è presente Alessandro Caltagirone, figlio di Francesco Gaetano, sul proprio sito spiega il perché puntare sui termovalorizzatori per combattere l'emergenza rifiuti, come già fanno in regione del Nord come Lombardia, Veneto e Emila-Romagna. La termovalorizzazione, che Acea pratica negli impianti di San Vittore del Lazio e Terni, è il processo attraverso il quale si genera energia elettrica a partire dalla combustione dei rifiuti tramite quattro passaggi: i rifiuti in ingresso nell’impianto vengono convogliati nei forni di combustione; la combustione è realizzata con una griglia mobile raffreddata ad acqua e aria; il calore generato dalla combustione viene recuperato per la produzione di vapore; il vapore espandendosi aziona una turbina che produce energia elettrica da immettere in rete.

“Un processo che punta ad essere sempre più efficiente anche dal punto di vista ambientale – dice Acea - per ridurre l’impatto dell’attività. Durante il processo di combustione, ad esempio, i fumi prodotti vengono trattati più volte per ridurre al minimo le emissioni inquinanti. Mentre la quota di energia verde prodotta nei 2 impianti Acea è pari a circa il 49%.” Oltre alla produzione di energia, infine, i termovalorizzatori consentono di ridurre di molto il volume di rifiuti conferiti in discarica. “Nel 2018 – spiega ancora la società - la termovalorizzazione presso gli impianti Acea Ambiente ha prodotto 100.300 tonnellate di rifiuti rispetto alle 457.150 tonnellate di rifiuti termovalorizzati, con un rapporto del 22% tra i rifiuti in uscita e quelli in entrata”. Prima Lanzalone, ora Caltagirone. I problemi per la Raggi passano sempre per Acea.