Roma
Riordino partecipate: "Cgil, Cisl e Uil preparano la mobilitazione"
“Se vi è il rischio di licenziamento, la risposta immediata sarà lo sciopero. E subito”. Così i segretari generali di Cgil Roma e Lazio, Michele Azzola, della Cisl di Roma Capitale, Paolo Terrinoni, e della Uil di Roma e del Lazio, Alberto Civica.
“Avevamo chiesto che fine avesse fatto l’ipotesi di una società di primo livello che avrebbe dovuto internalizzare Multiservizi – proseguono i segretari – e leggiamo oggi che si intende spezzare il bando in altri piu' piccoli e che si sta cercando di capire se sia possibile salvare l'occupazione. Se sia possibile? Basta! Questa città non ne può più. Abbiamo chiesto ripetutamente incontri e concertazioni a più livelli con il Comune, abbiamo dato sin da subito la nostra totale disponibilità a collaborare per migliorare questa città. Riceviamo di risposta proclami poco chiari e a mezzo stampa. E’ così che si intende tutelare la dignità dei lavoratori? Cgil Cisl e Uil sono pronti a scendere in piazza a fianco dei 4.000 dipendenti di Multiservizi. E di tutti i lavoratori su cui si stanno giocando partite poco chiare e unilaterali. Partite che forse si vorrebbero senza attori ma con tanti burattini. Su cui riversare slogan e frasi a effetto. Ma i lavoratori e i cittadini della Capitale non sono più disposti ad attendere appesi a un filo”.
“E anche le dichiarazioni sulle Partecipate – concludono i sindacalisti – appaiono sconcertanti. La legge Madia non è 'arrivata tra capo e collo'. Esisteva già quando l'assessore Colomban ci ha ricevuti in Campidoglio. Il Comune di Roma inizi ad assumersi le sue responsabilità e non faccia lo scaricabarile. In quell'incontro Colomban aveva ribadito non solo l’utilità del confronto con le organizzazioni sindacali su un tema così complesso, ma affermato anche che si sarebbe provveduto a un processo di riorganizzazione, fermo restando le società esistenti. Non ci pare che questo corrisponda all’annuncio di 'accorpamenti e dismissioni da fare nell’arco di un mese o due'. Affermazioni che lasciano intendere che si sta sottovalutando un problema molto più strutturale e denota l’approssimativa conoscenza delle attività, dei servizi e delle attività che oggi svolgono queste aziende. E cosa ancor più grave è che non si tiene conto dei lavoratori tutti che, tra mille difficoltà, hanno comunque continuato a svolgere il proprio lavoro senza alcuna certezza sul loro futuro”.