Roma

Rispunta Marino. "Romani non gongolo. Orfini e Renzi dilettanti"

"Per favore Orfini la smetta di mentire ha dilapidato un patrimonio"

Rispunta Ignazio Marino e su Fb assicura i romani: "Io non gongolo. Dopo il mio commento a caldo sui risultati del primo turno a Roma qualcuno ha scritto che io starei “gongolando” per il drammatico flop del Partito Democratico. E’ un’interpretazione del tutto errata, io non gongolo affatto. Anzi: sono il più arrabbiato dei tanti romani arrabbiati che si sentono traditi dal Partito Democratico e dai suoi dirigenti".
Per parlare al popolo romano sceglie il suo profilo social con un lungo post: " La delusione espressa nelle urne domenica a Roma rappresenta con ogni evidenza una clamorosa bocciatura della dirigenza del Partito Democratico ed è davvero sconcertante che il commissario Matteo Orfini, nominato con pieni poteri da Matteo Renzi nel 2014, responsabile numero uno di questa disfatta, non abbia l’onestà di riconoscere i suoi gravissimi errori. Lui, che ha diretto il Partito Democratico a Roma negli ultimi due anni, lui che ha scelto di interrompere qualsiasi dialogo con la base e con i circoli, lui, che ha più volte ridicolizzato e irriso il dissenso e persino il dubbio. Lui che oggi tenta disperatamente di scaricare la responsabilità di questo disastro sulla mia amministrazione. Ricordo a Orfini che la precedente consiliatura fu interrotta per sua volontà a metà del primo mandato e che la mia Giunta era composta, fra gli altri, da tanti eccellenti assessori del Partito Democratico. La smetta dunque di mentire. Lui e Renzi si sono comportati come dei dilettanti allo sbaraglio, hanno dilapidato un patrimonio di voti e di credibilità immenso ed hanno generato frustrazione e risentimento, legittimi e comprensibili, nelle persone per bene che si erano affidate anche al Partito Democratico nella speranza di cambiare la città. Non prenderne atto dopo uno schiaffo del genere, non ammettere le proprie responsabilità, non trarne le necessarie e dovute conseguenze, significa ignorare ancora, per la seconda volta, con la solita arroganza, il giudizio inequivocabile espresso democraticamente dalle romane e dai romani".
Ipse scripsit.