Roma
Ristoranti nel Lazio chiusi fino a primavera: l'assessore D'Amato dà i numeri
Autogol clamoroso dell'assessore alla Sanità che, dopo aver seminato il panico ed aperto una nuova guerra nel Pd, ci ripensa e si affida ai dati sui contagi
Bar e ristoranti in lockdown a Roma e nel Lazio fino a primavera: l'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato dà i numeri e, dopo aver seminato il panico tra i locali ed aperto una nuova guerra interna tra bande nel Pd, fa un clamoroso autogol affidando il futuro delle attività di ristorazione ai dati giornalieri sui contagi.
Il piano del numero uno della sanità del Lazio era chiaro: bar, pub e ristoranti chiusi alle ore 18 con coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino fino a marzo, il tutto condito con degli "interventi per le attività che rimarranno chiuse, come per le palestre, per il mondo della cultura, per il commercio ambulante dei mercati”.
Ma è bastato il riaprirsi della guerra interna al Pd per far fare all'assessore uno dei dietrofront più clamorosi dall'inizio dell'emergenza Coronavirus. A guastare la festa della “banda estrema” di D'Amato ci ha pensato la “banda liberista” composta dagli “astorriani” Leodori e Buschni, con il vicepresidente della Regione Lazio che alla prima uscita pubblica post annuncio di D'Amato ha messo in chiaro quale sarà il futuro per le limitazioni nella Regione. “La Regione Lazio non ha previsto nessuna chiusura dei locali fino a marzo – ha detto Leodori a margine di un sopralluogo a Ostia per verificare i danni causati dalla mareggiata –. Stiamo monitorando costantemente i risultati della curva dei contagi a seguito dell’ultimo Dpcm del Governo in vigore fino al 15 gennaio 2021 che speriamo siano confortanti. Solo allora decideremo come intervenire, e non certo autonomamente, ma in sintonia con le altre Regioni e con il Governo come abbiamo sempre fatto. Sicuramente lavoreremo per scongiurare misure ancora più restrittive per i cittadini della nostra Regione già notevolmente messi a dura prova”.
E così dopo le parole di Leodori, D'Amato è corso ai ripari diramando un comunicato che sa di rimessa in carreggiata post ordine dall'alto, consegnando il futuro in mano ai numeri: “L’obiettivo è quello di raffreddare la curva dei contagi, la strada è ancora lunga: Il Lazio è, con il Veneto, l’unica Regione che in questi mesi grazie agli sforzi di tutti è rimasta in zona gialla. Questo ci ha permesso di difendere la salute dei cittadini e il nostro tessuto economico e produttivo. Ora la permanenza o meno a questo livello dipende esclusivamente dal rigore nei comportamenti e dalla capacità che avremo insieme di contenere il contagio. Le valutazioni vengono fatta ogni settimana dall'Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute attraverso il monitoraggio dell'RT e di altri parametri. Eventuali misure riguardo le attività produttive ed economiche sono assunte dal Governo a livello nazionale sulla base di questi parametri. Per quanto riguarda l'emergenza sanitaria la strada è ancora lunga e dobbiamo continuare a raffreddare la curva dei contagi se vogliamo evitare una terza ondata”.
Sul riaprirsi della frattura interna, nata già quando l'assessore alla Sanità aveva intrapreso la battaglia contro i tamponi nei centri di analisi privati, nessuna parola di Zingaretti in nessuna delle sue divise da presidente della Regione Lazio e segretario Pd. La Lega prende la palla al balzo andando ulteriormente all'attacco: ''Continua lo scontro interno alla giunta di Nicola Zingaretti tra il vice Daniele Leodori e l'assessore Alessio D'Amato persino sulle limitazioni al commercio fino a primavera. Siamo su Scherzi a parte o nel bel mezzo di una pandemia che ha prodotto i morti e l'economia ko? Zingaretti che dice? Dov'è? Si accorge di quanto sta avvenendo nella sede della Presidenza della Regione Lazio che gli eroga lo stipendio mensilmente?'', scrivono in una nota il capogruppo, Orlando Angelo Tripodi, e i consiglieri regionali della Lega Daniele Giannini, Laura Corrotti, Pasquale Ciacciarelli, Laura Cartaginese e Giuseppe Cangemi.