Rivoluzione hi-tech, nasce il braccio "robot" che si controlla con il pensiero
Al Campus Biomedico il primo intervento di protesi bionica sperimentale
Afferrare, spostare, sentire al tatto e compiere i movimenti come fosse un braccio standard. Al Campus Biomedico di Roma il primo intervento propedeudico ad una protesi bionica hi-tech, controllabile attraverso il pensiero.
Attualmente un miraggio per le oltre 700 persone che ogni anno in Italia, per incidenti stradali, domestici o sul lavoro, perdono un arto superiore. Un sogno degno di una saga fantascientifica, ma che si appresta a diventare realtà. O almeno così spera Daniela (nome di fantasia), una donna di 27 anni che un anno e mezzo fa ha perso il braccio destro a seguito di un grave incidente stradale e, fino ad oggi, ha potuto indossare soltanto una protesi cosmetica incapace di eseguire alcun movimento.
A seguito della complessa operazione eseguita su di lei, amputata all'altezza della spalla, ad opera del professor Vincenzo Denaro, Ordinario emerito di Ortopedia e Traumatologia dell'Ateneo, affiancato dalla sua equipe e dal professor Oskar Aszmann, chirurgo viennese che ha già effettuato interventi di questo tipo, tra circa 6 mesi le potrà essere applicata una protesi di arto superiore che mossa da sensibili elettrodi di superficie le consentirà di prendere e manipolare gli oggetti. "Questo grazie agli impulsi che dal cervello arriveranno ai muscoli - spiega Denaro, responsabile clinico del progetto - dove degli speciali elettrodi di superficie trasmetteranno gli impulsi celebrali al braccio bionico, con una intensità mille volte superiore al nervo vero e proprio". "Viceversa, degli stimolatori applicati sulla pelle consentiranno di trasmettere al cervello le sensazioni tattili sulla consistenza degli oggetti impugnati dall'arto artificiale, consentendone una piu' efficace presa e manipolazione".
L'obiettivo della sperimentazione è la creazione di un centro di alta specializzazione per questo tipo di interventi che, per la prima volta in Italia, possa aprire un percorso analogo per tutti i soggetti con lo stesso tipo di amputazione. La reinnervazione muscolare mirata o, Targeted Muscle Reinnervation, è una metodica complessa, che si pone l'obiettivo di sfruttare un muscolo come il grande pettorale, divenuto non più utile in un soggetto amputato all'altezza della spalla, reinnervandone i fasci attraverso le terminazioni dei nervi che una volta arrivavano fino alla mano del paziente e muovevano muscoli che oggi non ha più, trasformando questi fasci muscolari in 'amplificatori biologici' dei segnali nervosi che originariamente controllavano il distretto amputato. Così, il segnale mioelettrico prelevato dai muscoli, dopo la reinnervazione, permetterà il controllo simultaneo e intuitivo di una protesi con un numero elevato di articolazioni attive.
"Un intervento avveniristico, con pochissimi precedenti nel mondo e che rappresenta la prima tappa di un percorso che prevede ora lo studio dei processi di stimolazione, seguito dall'apposizione degli elettrodi di superficie e infine della protesi intelligente", aggiunge il professor Vincenzo Di Lazzaro, Ordinario di Neurologia presso UCBM e anche lui co-responsabile della sperimentazione. "Se la rieducazione funzionale di questi fasci andrà come speriamo, quando dal cervello partirà il comando per impugnare un oggetto o piegare il braccio, i tre grandi nervi genereranno delle contrazioni dei rispettivi fasci muscolari che gli elettrodi di superficie interpreteranno e trasformeranno in impulsi in grado di far muovere la protesi", chiarisce Di Lazzaro.
La fase di training intensivo, necessaria per insegnare alla paziente a muovere l'arto bionico nel modo corretto, dovrebbe durare circa 3 mesi e avviarsi dopo i primi 4-6 mesi di riabilitazione, utili per il completamento del processo di reinnervazione muscolare. Per la prima volta, un paziente operato in Italia con amputazione di questo tipo, potrà cosìcontrollare anche a livello dell'articolazione di spalla. La protesi sarà applicata dal Centro Protesi Inail.