Rivoluzione libri: copertina a vista. Così Conticelli è passato alla storia
Scompare a Roma Carlo Conticelli, storico libraio di via del Babuino: il ricordo di Patrizio J. Macci
di Patrizio J. Macci
Carlo Conticelli il libraio delle Feltrinelli scomparso all'età di 85 anni, è stato molto di più di un direttore libreria e di un operatore culturale per generazioni di studenti, lettori avidi della Capitale.
In comune con il suo editore Giangiacomo Feltrinelli ha avuto per primo il genio di un'idea semplice ma rivoluzionaria: disporre i libri con la copertina messa "a vista" e non più di costa. Feltrinelli era la mente e Conticelli il suo braccio operativo. Fu lui insieme a Feltrinelli a concepire, promuovere e dirigere le librerie romane della catena nelle quale non ci fosse più alcuna barriera fisica a intimorire il cliente. Da quel momento il lettore poteva sfogliare i volumi, consultarli a proprio piacimento lasciarli in disordine.
Era il 1962 e Giangiacomo Feltrinelli capì che quel ragazzo con i baffoni aveva energia e cultura per concorrere a mutare definitivamente il mondo dell'offerta editoriale in Italia. Fu la prima grande ventata di novità che avrebbe mutato per sempre il mondo dei libri in Italia. Feltrinelli lo aveva spedito a dirigere la quarta delle librerie Feltrinelli in Italia e la prima a Roma a via del Babuino nel 1964. Quel ragazzo con un passato di fattorino a Firenze lo aveva colpito. Il clima intellettuale che contrassegnava tutto il quartiere era un vulcano in ebollizione. “Uno spazio culturale in continuo movimento, voluto proprio lì dallo stesso Giangiacomo - ha raccontato Inge Feltrinelli - un work in progress, un palcoscenico teatrale dove si mescolavano gli scrittori del Gruppo 63, le cravatte di Carnaby Street, che Giangiacomo comprava personalmente, e gli intellettuali della capitale, e si giocava con un jukebox”. O con un flipper.
La corte mattutina di Federico Fellini a Mirella, la bella cassiera ciociara, le visite di Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Elsa Morante, che abitava con Alberto Moravia in via dell’Oca, quelle dei poeti come Nanni Balestrini o dei pittori di via Margutta. Ognuno veniva a informarsi e a spiare le mosse dell'altro, a capire quali erano le intenzioni. A tessere trame per i premi letterari, a fiutare quale sarebbe stato il romanzo dell'anno da come venivano disposti i libri sulle isole all'interno della libreria.
Non esistevano i computer per catalogare i libri, ogni ricerca andava fatta scrupolosamente a mano e Conticelli conosceva a memoria i riferimenti di decine di migliaia di volumi. C'era un cartellino rosa all'interno di ogni volume sul quale il libraio doveva annotare la movimentazione del volume. Lui osservava anche lo stato di consunzione della carta e ne traeva conclusioni.
Durante gli Anni di Piombo è lui a tenere testa ai focosi studenti della facoltà di sociologia di piazza della Repubblica: sostenevano che la cultura era gratis quindi "l'esproprio dei libri" andava permesso. Lui solerte riferiva all'editore che sorridendo sotto i baffoni si informava su quali fossero i libri più "rubati" dagli studenti; era un primitivo sistema di rilevamento per stilare una classifica di vendita. Una sera - raccontano le cronache - radunò tutti in pizzeria per annunciare che da quel giorno ci sarebbe stato un sistema d'allarme per ogni singolo libro. La festa era finita ma nel frattempo quegli studenti che si riempivano le tasche dei cappotti con i libri del Nuovo Politecnico dell'Einaudi, con i Saggi della Feltrinelli erano diventati docenti universitari, direttori di giornali, riempivano le colonne dei quotidiani italiani con le loro firme.