Roma

Roma al voto: via Raggi, 3 candidati pronti: Calenda, Malagò e Cremonesi

La caduta di Roma città simbolo del potere M5S legata alle pressioni di Salvini e dei poteri forti internazionali. Chi sono i protagonisti del golpe

di Fabio Carosi

Elezioni Comunali a Roma: si tornerà a votare nella primavera del 2020. Con un anno di anticipo sulla scadenza naturale della Giunta Raggi e con tre candidati a sindaco, pronti a scaldarsi per la corsa elettorale più pazza del mondo: Carlo Calenda per il Pd, l'eterno candidato Giovanni Malagò ispirato al civismo e l'outsider del centrodestra Giancarlo Cremonesi.

Gli esperti di previsioni politiche leggono nei due eventi della settimana la “quadratura del cerchio”: Salvini va in America e torna sparando a zero contro la Raggi e il Comune di Roma; Francesco Gaetano Caltagirone, l'imprenditore più in vista della Capitale piega il suo giornale ad una campana contro il sindaco di Roma che da tre giorni incessantemente martella il Campidoglio, come fosse la Baghdad di Saddam Hussein. Perché?

La risposta è semplice: se cade Roma l'avventura dei Cinque Stelle al governo dell'Italia è finita e si apre una nuova stagione. E il cerchio si fa quadrato in un sol colpo con la testa di Virginia Raggi e di Luigi Di Maio consegnata su un piatto d'argento a un'Italia sempre più vicina a Salvini, l'uomo che dialoga con Putin e Trump e che dice sì alla Tap e alla Tav. Insomma, se l'Italia si vuole muovere dalle sabbie mobili del Reddito di Cittadinanza e dell'immobilismo operativo, si deve muovere.

E Roma in questo scenario di Paese senza investimenti è l'emblema del Paese. In tre anni di Giunta Raggi, l'unico mantra operativo del sindaco è stato il solito “stiamo lavorando” che va bene dalle potature mai viste alle poche buche riparate, mentre i quotidiani di mezzo pianeta ridono della Capitale d'Italia mettendo in risalto il dramma di una città paralizzata dallo “stiamo lavorando”, pura esperienza dialettica di qualcosa che suona quasi come una minaccia. Aggiungete poi che proprio in questi giorni un rappresentante francese della Tav è proprio a Roma per capire e comprendere come costruire le condizioni per dare il via libera alle gare che dovrebbero partire entro i prossimi 6 mesi ed è la nuova, ennesima prova che il cuneo per far saltare la debolissima Raggi non è assolutamente casuale.

Lo scenario temporale
E così c'è già chi disegna il ruolino di marcia. La crisi romana definitiva dovrebbe arrivare dopo l'estate con le attese dimissioni della Raggi per “sfinimento mediatico operativo” e la nomina di un commissario straordinario che avrebbe due compiti: ripulire la città dal mare di rifiuti, costruire una discarica di servizio (la profezia di Manlio Cerroni) e avviare la realizzazione di un termovalorizzatore per chiudere il ciclo dei rifiuti e far risparmiare a Roma e ai romani milioni di euro ora utilizzati per spedire fuori città i rifiuti. Lavori che solo un commissario con poteri straordinari può fare in tempi ragionevoli e certi. Un piccolo piano per restituire quel minimo di decoro, ordine e pulizia che è alla base dell'insuccesso romano dei Cinque Stelle.

I candidati alla successione della Raggi
A parte l'ipotesi Giorgia Meloni, per ora sono 3 i nomi che circolano con insistenza: Carlo Calenda per il Pd – anche se lui smentisce due volte al giorno – Giovanni Malagò che non ha mai risparmiato le critiche alla mancata avventura Olimpica e alla mala gestione della vicenda Nuovo Stadio ma anche grande innamorato della città e con una rete estesa di relazioni trasversali alla politica.

Poi, a sorpresa, Giancarlo Cremonesi. Quest'ultimo sarebbe un “saggio” chiamato a curare la città, forte dell'esperienza maturata con i costruttori romani, l'Acea e Confservizi. Gradito al centrodestra, Cremonesi rivestirebbe la figura di un tecnico per risolvere i problemi. E dalla sua avrebbe anche la storia: Nel 1923 lo zio paterno e banchiere, Filippo Cremonesi, già sindaco e commissario di Roma, fu eletto primo Governatore della città. Anche allora Roma era in piena emergenza e alle prese con la storica questione di Roma Capitale.