Roma
Roma, è allarme cani e gatti randagi: “A Muratella gli animali muoiono”
Dopo la morte del gatto sequestrato nello sgombero del campo rom Riva Ostiense, arriva la denuncia di Animalisti Italiani onlus: “Troppi decessi”
Ennesimo gatto morto a Muratella, le vittime per terapie non eseguite salgono a cinque. La onlus Animalisti Italiani denuncia: “Gli animali muoiono o vengono soppressi”.
Il gatto sequestrato nello sgombero del campo rom Riva Ostiense non è infatti l'unico animale deceduto nel canile comunale.
“Una volontaria aveva salvato una gatta che era stata investita sulla via Cristoforo Colombo, altezza Mezzocammino - racconta in una nota Emanuela Bignami, responsabile nazionale randagismo di Animalisti Italiani onlus - Il felino da prima e’stato trasportato in una clinica del Torrino per poi finire nella struttura comunale di punto di primo soccorsi gatti a Muratella dove hanno deciso di sopprimerlo per vescica neurologica”.
“Cercando sul sito del gattile sanitario - spiega Bignami - non c'e' neanche il suo numero di matricola. Non è la prima volta che animali paralizzati appena arrivati al centro sanitario vengono immediatamente soppressi, senza richiedere consulti esterni. Quando Muratella veniva gestito da una associazione di volontariato animalista, esisteva una commissione etica che acquisiva i pareri di tutti i soggetti, valutava le richieste di eutanasia presentate dai veterinari della ASL Roma 3 e chiedeva consulti esterni prima di dare parere positivo alla soppressione”.
“Questa povera anima - ha fatto eco Rinaldo Sidoli di Animalisti Italiani onlus - poteva e doveva vivere. Andava trasferita in una struttura adeguata con operatori capaci di premere la vescica a causa dell'abolizione della minzione riflessa. Gatti con questa patologia, con la precedente gestione, non venivano sottoposti a soppressione, per loro si attivava addirittura l’adozione del cuore”.
“Siamo stanchi di denunciare continui decessi - conclude Sidoli - Troviamo inaccettabile che animali malati vengano curati senza protocollo e che soprattutto non vengano utilizzati i presidi sanitari. Cani e gatti sono costretti a condividere un unico settore dell’Asl sanitario, quando ci sarebbero gli spazi adeguati per specie e per patologie infettive”.