Roma

Roma, anche i ricchi farmacisti piangono: 30 chiusure. Colpa di ticket e crisi

In 48 ore altri due fallimenti, i cittadini fanno economia sulle cure. La denuncia di Federfarma: "Non siamo una casta"

Due farmacie fallite in due giorni. Circa trenta casi tra fallimenti e concordati preventivi da inizio anno. Tra le farmacie ancora in attività, il 30% versa in condizioni finanziarie gravissime. E' questo il moribondo stato di salute delle farmacie di Roma e provincia, colpite ormai da anni da una crisi che negli ultimi tempi si è fatta sempre più pesanti. A dare la cattiva notizia è Federfarma Roma.

“Questi dati sono relativi soltanto al nostro territorio ma anche nel resto d’Italia la situazione non è molto diversa”, spiega il presidente Vittorio Contarina. Dunque, le farmacie italiane sono in crisi e molte non ce la fanno.

Ma non ce la fanno nemmeno i cittadini, che nonostante debbano far fronte a patologie e malanni da curare, si sono visti declassare i farmaci riconosciuti dalla Regione Lazio, che, invece, ha aumentato i ticket del 61%, solo qualche settimana fa .  “E pensare – continua Contarina – che c’è ancora chi continua a definirci una casta. Quella di oggi non è più la farmacia degli anni ’80 e ’90. La realtà racconta tutta un’altra storia e le ultime due farmacie fallite a distanza di neanche 48 ore l’una dall’altra testimoniano di una fortissima crisi che non può più essere sottovalutata dalle istituzioni, le quali devono assolutamente metterci nelle condizioni di dare alla cittadinanza il servizio di pubblica utilità di cui hanno bisogno”.

In ultimo, Federfarma si appella al neo sindaco Raggi: “Chiedo – conclude il Presidente di Federfarma Roma – di riattivare appena possibile i decentramenti, perché molte farmacie del centro di Roma sono letteralmente intrappolate in zone ormai svuotate di uffici e abitanti, continuando a pagare affitti altissimi senza la possibilità di spostarsi fino alla fine della procedura di assegnazione dell’ultimo concorso. Il tempo a nostra disposizione è sempre di meno ed è necessario, per quanto possibile, accelerare i tempi. Non possiamo aspettare ancora".